Siamo allo stremo di energie e risorse,
dobbiamo ammetterlo. Forse non è stato possibile raggiungere quell’equilibrio
auspicato dagli esperti e dagli opinion leader che in queste settimane
hanno profuso consigli, strategie e tecniche di impiego del tempo di confinamento.
Ci abbiamo
provato: a cantare, cucinare, fare ginnastica, dedicarci alle letture, alle
attività creative quali pittura, ceramica, origami o decoupage ….. ma siamo
consapevoli che tutto ciò rappresenti solo una parte di noi, quella razionale,
di un io che si orienta e costruisce spazi di tempo per contrastare le angosce
ed i timori legati alla presenza della pandemia.
Sotto la superficie, crosta dorata come
i biscotti sfornati decine di volte, o dura e tenace come i pezzi di pane
integrale che abbiamo fotografato e messo in chat per l’invidia di amici e
parenti ed il nostro orgoglio, abbiamo scoperto che le angosce permangono e nei
momenti di silenzio da esibizionismo culinario si palesano senza
preavviso e si fanno largo indipendentemente dal nostro volere.
La soluzione non può essere un “canta
che ti passa”, perché quando cesserò di cantare dal fondo e dal profondo
riemergeranno i timori e le ansie.
Nasce
l’esigenza di costruire un luogo psichico, una specie di nicchia ecologica dove
gli allerta possano cedere lo spazio al senso di pienezza al posto del vuoto), alla presenza ( oltre l’assenza), alla pax ( oltre la destrudo
e thanatos ).
In tutti
noi, come afferma la psicoanalisi freudiana, vi è la nostalgia del periodo perinatale, quando,
durante i mesi della gravidanza, eravamo uniti alla madre, e ciò comporta il desiderio di ritornare a quel mare calmo, inteso da Freud come l’inconscio
mare calmo di cui tutti abbiamo esperienza.
Dunque la nostra oasi personale possiamo
ritrovarla o costruirla, immaginarla come luogo interiore capace di accogliere
e generare calma e benessere.
Proviamo ad ascoltare il silenzio dai
media, dalle cronache di pandémia, ritroviamo il nostro spazio vitale
naturale, ritroviamo i colori, le essenze, i suoni che accompagnano il
nostro essere elementi del Creato al pari del filo d’erba e della spiga di
grano quasi giunta a maturazione.
Non è difficile, tutto questo è scritto
in noi in maniera indelebile, anche se le asperità della vita e le strategie di
chi ci vuol rendere strumenti ed oggetti
per l’uso ed il consumo, hanno provato a cancellarlo.
Brindisi,11/04/2020 Iacopina
Maiolo