Italia21

martedì 18 marzo 2014

La scuola che (s)valuta



 
Ripensando alla maieutica socratica per cui l’insegnante ha come scopo quello di sostenere il discepolo nel processo formativo che altro non è se non l’espressione di sé, l’acting out di quanto viene interiorizzato e dunque espresso in un movimento che va dall’interno all’esterno, la figura del maestro per Socrate assomiglia più ad un ostetrico che ad un dispensatore di conoscenze al fine di  valutare i meriti dell’allievo.

Quest'ultima figura, dalla  Gelmini in poi, rappresenta l’odierna classe docente e, diciamo così, la postmoderna concezione della scuola italiana e dei suoi obiettivi.

Il povero Socrate resterebbe fulminato questa volta, non tanto dalla cicuta, quanto dalla miserevole condizione in cui versa l’attuale sistema scolastico italiano; tuttavia, per onestà di conoscenza, trovo opportuno riferirmi nello specifico al contesto socioculturale di vicinanza, , quello della cittadina del Sud e del Salento ove vivo e lavoro,  Brindisi.

Dopo anni di battaglie di manziana ( il maestro Manzi di “Non è mai troppo tardi”) memoria per rendere il sapere fruibile dai molti e di battaglie condotte da illustri  pedagogisti quali Bloom e non ultimo Turner ( sulla dimensione pedagogico sociale della differenza ) che hanno  introdotto a fronte dell’uguaglianza di risultati scolastici l’uguaglianza di opportunità, che equivale a dire -  chi meno ha in partenza ha diritto ad avere di più lungo il percorso scolastico affinché possa conseguire  in modo equo i risultati raggiunti da chi ha  dei requisiti di base superiori - oggi si  sente parlare di meritocrazia  basata ahimè su degli assunti più vicini alla predestinazione  per mezzi  e strumenti  posseduti che non per meriti acquisiti con la fatica e la determinazione individuale.

Ma i meriti si acquisiscono se un insegnante cessa di essere un dispensatore di conoscenze dall’alto della sua cattedra (reale o metaforica) ed un valutatore svalutante per molti ed accondiscendente per pochi: in questa maniera  i meriti altro non sono che i privilegi di pochi.

Occorrono insegnanti al fianco dei nostri bambini e ragazzi , capaci di elaborare transfert e controtransfert che inevitabilmente entrano in gioco nella relazione insegnante allievo, che non a caso viene indicata (almeno un tempo lo era) come relazione educativa; dotati di ascolto ed empatia; in grado di usare il cuore nel rapporto con l’alunno e con la disciplina che trasmettono.

Se alla base non c’è amore per i propri discepoli , per l’attività dell’insegnamento e per le modalità con cui si esplica, è meglio cambiar rotta, trovare il coraggio di fare outplacement ( ricerca di nuove opportunità professionali ) lasciando il passo alle tantissime giovani figure  di insegnanti dilaniate da quell’amore che non possono esprimere in quanto inoccupate o precarie ( se mai ciò accade ).



Tre i punti sostanziali prima di qualsiasi riforma  del sistema scolastico

-        una preghiera al neoministro del lavoro : rivediamo  almeno il sistema pensionistico degli  insegnanti, strumento indispensabile ed opportuno per consentire il ricambio  energetico e motivazionale;

-        l’istituzione  per i docenti almeno fino alla scuola secondaria inferiore,  dell’obbligo inderogabile alla frequenza curricolare annuale a percorsi formativi   rivolti al sé dell’insegnante e non solo alla lettura dei comportamenti dell’ alunno, in  tema di ampliamento della conoscenza di sé, educazione all’ascolto, intelligenza emotiva ;

-        l’introduzione di un sistema di valutazione dell’integrità e dell’adeguatezza oltre che pedagogica, psicoaffettiva e relazionale dell’insegnante.



Anche quest’ultimo punto inderogabile  e posto a tutela dell’integrità e del benessere psicologico degli alunni e, credetemi, urgente ed indispensabile.



Brindisi, 18/03/2014                                          Iacopina  Mariolo