Italia21

martedì 20 dicembre 2011

IL VALORE DELLE DONNE


E’ più corretta l’affermazione  < Donne di valore o il valore delle donne? >
Ogni donna ha il desiderio più o meno consapevole ( dipende dal percorso di autoconoscenza intrapreso o completato) di sentirsi amata incondizionatamente…mi si può obiettare che tale bisogno è insito nell’essere  umano indipendentemente dal genere…
Ribadisco che nelle donne il bisogno/desiderio di riconoscimento è più forte proprio perché a lungo o troppo spesso negato.

Facciamo qualche esempio. Se al bambino si chiede di fare l’ometto e di non piangere al momento della fatidica puntura per il vaccino, alla piccola coetanea spesso viene negata una pari affermazione, ma si dice uno sbrigativo “ dai è una cosa normale….” Talune madri possono giungere a sussurrare ” un giorno dovrai partorire, e allora che farai?”
All’opposto, quando  il piccolo si scioglie in lacrime le medesime sono pronte ad abbracciarlo e a perdonargli la reazione  proprio in funzione di quel riconoscimento ed amore incondizionato che alle donne può venire a mancare.

Mettiamo da parte  il riferimento alla donna madre che non riconosce la fragilità della propria figlia / piccola donna  perché ci porterebbe in un tortuoso percorso di negazione della consapevolezza della condivisione di genere all’origine di tanti vissuti traumatici del rapporto madre - figlia  spesso causa di tante nevrosi dell’età adulta, e concentriamoci sul bisogno che ogni donna porta con sé di veder riconosciuto il proprio valore indipendentemente dalla riuscita nella vita ( sia in ambito familiare che lavorativo).

Vorrei prendere ad esempio una cultura , quella degli INCA , così lontana da noi ma così ricca di civiltà tanto da fornirci importanti insegnamenti sul tema del riconoscimento del valore intrinseco delle donne,
Questa cultura, brutalmente distrutta dagli spagnoli di Bizzarro ad iniziare dal 1533 con l’orda distruttiva del colonialismo che ha fagocitato intere  civiltà, promuoveva :
  • il rispetto della natura,
  • il concetto del  lavoro inteso non come obbligo ma  come  diritto e piacere che si fa a se stessi e al mondo;
  • l'idea che la parola d'onore ha più forza di un contratto scritto;
  • una sorprendente valorizzazione del ruolo della donna (che è all’inizio della creazione, più simile a Dio dell’uomo tanto che  per avvicinarsi a Dio l'uomo deve capire la donna.

….la religione stessa si impernia sul concetto della Dea Natura, chiamata anche Pachamama
Nel periodo d'oro degli Inca c'era una organizzazione di donne sagge, chiamate Mamakuna, che furono le artefici di una forma di organizzazione socio-economica molto evoluta .Scopo di questa organizzazione era il mantenimento della pace e la difesa della vita in tutti i suoi aspetti: e dunque degni di rispetto non erano solo gli esseri umani, ma anche gli animali, le piante, l'ambiente.La loro civiltà era armoniosa: crescita economica e incremento demografico erano in perfetto equilibrio. La fame era stata debellata su tutto il territorio, e un certo benessere era presente ovunque.Ma il fatto che oggi ci colpisce maggiormente è il ruolo delle donne, che godevano di indipendenza economica, potevano essere sacerdotesse, capi guerrieri o di governo, oppure diventare professioniste in qualsiasi campo. Il lavoro casalingo era riconosciuto come un importante contributo al benessere collettivo, e retribuito. c'era un istituto per le donne, Akllawasi, dove si insegnavano le "arti verso l'interno" e cioè, sentimento, arte, alimentazione, pedagogia, creatività, etica, religione, sviluppo dell' intuito, difesa della vita. Entrambe le istituzioni erano di altissimo livello e complementari, studiate per la specificità dei sessi. Nulla impediva, d'altra parte, alle donne che lo desideravano per inclinazione individuale, di frequentare la scuola maschile e viceversa agli uomini di recarsi in quella femminile.Purtroppo questa cultura così sviluppata e pacifica cadde preda di popoli altamente tecnologizzati nell'arte della guerra, ma ignoranti nel campo della conoscenza umana.. Alcuni studiosi sostengono che alla base vi sia stato un dato religioso: la Chiesa romana voleva la distruzione di una cultura che sosteneva che il primo essere umano apparso sulla terra fosse stata una donna.... E' anche possibile ipotizzare che la cultura spagnola, profondamente maschilista, non volesse che l'esempio di una civiltà paritaria arrivasse in Europa....
( tratto da wwww.incaitalia.it)

Questa pagina che descrive così efficacemente la progredita società andina che raggiunse il massimo dello splendore nel XV secolo, deve farci riflettere  alla luce del degrado socio economico che il Perù e le regioni andine si trovano ad affrontare oggi.
Ogni riferimento al degrado dei nostri paesi della civiltà occidentale del XXI secolo NON è puramente casuale….
Forse il significato non tanto recondito potrebbe essere che il riconoscimento del ruolo e del valore delle donne è direttamente proporzionale al livello di civilta’ e di progresso socio cultutrale raggiunti?
Ed anche in questo caso....a buon intenditor poche parole….

Brindisi, 20 dicembre  2011                                      Iacopina  Mariolo

mercoledì 7 dicembre 2011

UNA MANOVRA.... UMANA ( ? )


“Le macchine che danno l’abbondanza ci hanno lasciati nel bisogno,
la nostra sapienza ci ha reso cinici,
l’intelligenza duri e spietati.
Pensiamo troppo e sentiamo troppo poco.
Più che di macchine, l’uomo ha bisogno di umanità.
Più che intelligenza, abbiamo bisogno di dolcezza e bontà.
Senza queste doti la vita sarà violenta e tutto andrà perduto. “
- CHARLIE CHAPLIN - tratto da “Tempi moderni”, film (1936)

Tempi duri, i tempi attuali.
Le parole di Chaplin nel citato film appaiono di un’attualità sorprendente, ma a noi , gente comune, è dato aprire nuovi orizzonti di discussione oltre il dibattito sui temi economici, perché, in fin dei conti non siamo tutti bocconiani.

 Un ministro, o meglio una ministra  ha provato ad andare un po’ oltre le righe, mostrandosi capace di provare emozioni, ma se è pur vero che
·        l’etimologia della parola economia ha a che fare con il termine oikos che in greco significa casa, abitazione, luogo e mura domestiche
  • la radice è comune in ecologia  che per estensione diviene ambiente, il cui significato è ciò che gira intorno a cose ed individui ( dal latino ambire= andare attorno )
appare evidente che la citata ministra è stata inequivocabilmente zittita dalla razionalità bocconiana , dimentica  del fatto che di sterile, nel senso di asettico , cioè non contaminato dalle emozioni tipicamente umane, nell’economia c’è ben poco, ma anzi ….se il pil, lo spread  possono apparire nella loro connotazione numerica  come dati  indici dell’economia, per tutto ciò che riguarda gli interventi  sull’assetto economico  che coinvolge gli individui , i numeri non esistono, perché dietro ogni indice, c’è una , mille, un milione di storie, di ambiti di vita unici, singolari ed espressione delle difficoltà di singoli umani  che non potranno mai essere ridotti al dato numerico.

Dove intendo andare a parare? La vera equità è solo ed unicamente quella che considera e riconsidera gli ambiti della scienza economica  come ambiti umani, ove il nomos, ( la norma  ) attiene alla mia casa  (oikos), che è anche il luogo ove nasce e muore la mia vita, cioè è anche, inequivocabilmente, il luogo degli affetti nel senso psicologico del termine.

Cioè in questa interpretazione l’affetto è un moto psichico che appare collegato ai bisogni ed ai comportamenti umani..

E dunque, anche in questo caso, a buon intenditor poche parole…..


                                     Iacopina Mariolo

giovedì 3 novembre 2011

Il fardello dei rifiuti


IL  FARDELLO  DEI RIFIUTI
       (un approccio psicoeducazionale)

E’ un problema ingombrante , quello  dei rifiuti, non c’è dubbio, ma non solo per cause diciamo così tecniche ( dalla raccolta allo smaltimento e trattamento ), ma anche per motivazioni di ordine psicologico.

Esempi ce ne sono a non finire

-      definiamo un rifiuto della società un individuo che non conta, che è dunque al margine e che oltre a non essere considerato al pari degli altri individui del contesto  di appartenenza, ha in sé le caratteristiche di scarto, e dunque di oggetto da eliminare;

-      la parola rifiuto riferita al gesto  o al comportamento fra due individui, assume il significato di allontanamento o di evitamento spesso con sentimenti di crudeltà e di cattiveria nei confronti dell’ oggetto verso cui si rivolgono tali comportamenti;

-      possiamo  ancora dire che se diniego il capo facendo di NO, con tale atteggiamento posso ad esempio rifiutare il cibo, le cure mediche, esprimere un dissenso legato al contesto di un invito o di un comando……

E su base etimologica cosa scopriamo? La parola rifiuto trova la radice in futare che in latino ha il significato di battere, cioè abbattere, eliminare, reprimere, negare.

Se tanto vasta è l’area del rifiuto appena esposto, altrettanto lo è la motivazione psicologica  alla base di tali rifiuti o dei comportamenti che ne derivano
-      l’individuo ai margini può trovare accoglienza in un gruppo sociale che riconosca il lui la possibilità di esistere come rappresentante comunque di una umanità di cui è parte al pari degli altri individui,

-      il rifiuto che porta alla necessità sadica di annientare l’individuo o un gruppo  ponendolo ai margini , si esprime mediante i comportamenti  guidati, in una sorta di scala di gradienti, dal pregiudizio, all’odio che definiamo razziale…

-      più articolato il rifiuto legato alla espressione del NO, perché può addirittura poggiarsi  su basi contrarie all’esistenza, l’anoressia come rifiuto del cibo porta, lo sappiamo bene, all’inevitabile fine della vita. Se il No è rivolto direttamente alla vita  possiamo assistere alla sua eliminazione mediante il gesto del suicidio. 

Posso ancora dire No alla dipendenza  ed in questo caso rifiuto l’alcool o le droghe, o il gioco, o i media che annullano la mia persona, sostenendo in questo caso una positività per me stesso.


Si comprende dunque come ciò che accomuna tale complessità di comportamenti sia un unico elemento : la necessità, reale o immaginaria, necessaria  o superflua, eticamente corretta o scorretta di procedere all’ELIMINAZIONE  DI  QUALCOSA.

Ma veniamo al punto perché elimino qualcosa ( ovvero perché la considero un rifiuto? )
·        Il 1° punto è perché non mi serve più;
·        il secondo perché non mi aggrada usarla;
·        il terzo perché avverto una sorta di ribrezzo/paura = ripulsa , non meglio identificata.
Nel secondo e terzo caso la componente inconsapevole, inconscia, o non percepibile immediatamente ( scegliete voi l’espressione più idonea al vostro status) la fa da padrona. E questo vuol dir tutto o niente…

Se però puntiamo l’attenzione al maximo esempio di rifiuto, il primario o primogenito nella serie incomparabile dei rifiuti che un individuo scoprirà nel corso della vita,  cioè le feci, prodotto  di inestimabile valore per il piccolo uomo e di deprecabile esistenza per l’uomo ormai civilizzato all’uso del w.c. e del sistema fognario, sappiamo di imboccare un percorso a ritroso nei meandri del nostro inconscio che mal pareggia l’equazione rifiuto = allontanamento del e dal superfluo.
Magica produzione  che proviene dalla nostra  interiorità, prodotto inspiegabile su base empirica e solo scientificamente spiegabile, trova nella scatomanzia  un  uso divinatorio e rituale.
Componente onirica di un certo rilievo, simbolo e metafora per la psicoanalisi della ricchezza interiore e della dote creativa di potenziali realizzazioni prodotte dalla sublimazione, per la chiromanzia rappresentazione  della ricchezza e del denaro.
Il primario rifiuto appare dunque tutt’altro che prodotto da eliminare perché non  più utilizzabile.

Utilissimo tuttavia il ribrezzo  ed il disgusto culturalmente indotti su base scientifica onde evitare  il contagio da virus e batteri etc..etc.. chi sa di scienza aggiunga ciò che vuole.

E con la spazzatura? Come la mettiamo? Etimologicamente la parola deriva  dal latino  spatium, spazio, spazzare dunque è inteso come  fare spazio, estendersi, sgombrare.

E monnezza? Nobili anche  le sue origini , dal latino mundum, cioè pulito, e tutto ciò che non è mondo con il prefisso in inteso come negazione, diventa in-mondo, cioè immondo, sporco..da qui immondizia da cui il dialettale mondezza o  monnezza  ( a seconda dei dialetti).

Se in natura nulla si crea e nulla si distrugge, è  vero che l’albero nasce dal seme che è contenuto nel frutto e da tale riciclo ( ri- inteso come ripetizione ed il latino cyclum  a sua volta dal greco Kyklos  dal significato di cerchio, rotazione e quindi  riciclo come fenomeno ri-corrente che si ri-pete ciclicamente ) può nascere un nuovo albero e quindi un nuovo frutto e così via….
Se il seme rappresenta uno scarto e dunque un rifiuto, è tuttavia un rifiuto prezioso dal quale non ci  si deve liberare pena l’interruzione del ciclo vitale.


Con il riciclaggio dei rifiuti , un processo che ha perso la naturalità del ciclo biologico della creazione-distruzione -creazione, viene riportato alla saggezza ed alla eticità della natura mediante un intervento artificiale, tecnologico. Tutto ciò pena la fine del pianeta Terra  per l’invasione di rifiuti  industriali, urbani, tecnologici, sanitari……. E non è una sciocchezza perché niente di quanto menzionato trova spazio in una nicchia ecologica per arricchire spontaneamente l'ecosistema!

A monte di tale intervento  è la raccolta differenziata, e qui entrano in gioco fattori che non sono solo e sempre di natura politica, o sociale o di educazione ambientale…esistono anche le motivazioni psicologiche e le disposizioni comportamentali di cui non siamo del tutto o in parte consapevoli.

Educare alla raccolta differenziata  non può dunque prescindere dalla considerazione che mutare un habitus comportamentale in un individuo che abbia già costruito le basi psicologiche del comportamento ( quelle più profonde, , quelle del rapporto con il rifiuto-feci-disgusto-eliminazione  per allontanarne la vista …) sia un processo psicoeducativo e non esclusivamente pedagogico o didattico.


 Riflettendo  sul fatto che  un individuo di 10 anni ha già costruito le parti cardine della sua personalità passando attraverso le fasi dello sviluppo denominate  dalla psicoanalisi  orale, anale, edipica, di latenza , non possiamo non porci il problema della creazione di un contesto di accoglienza delle componenti psicologiche, nell’ambito di interventi di educazione ambientale.
E per un adulto? Aumenta la complessità  perché si aggiungono le sub strutture  sociali, culturali, economiche.

Ecco che l’educazione ambientale è senza dubbio un fatto multidisciplinare  ma l’aspetto saliente che oggi ci porta trattare di un approccio educativo al problema dei rifiuti, appare la necessità di una base psicologica  su cui costruire interventi  efficaci e mirati al contesto , che tengano conto di  variabili quali età, background, status sociale ed economico, ma anche delle  predisposizioni  e variabili individuali e del gruppo di appartenenza.

Senza tale riferimenti, ogni intervento sul tema sarà nullo, cioè INEFFICACE, pertanto abbandoniamo l’idea  ( mi riferisco alle società destinate al loro smaltimento, che dunque gestiscono l’impianto della raccolta differenziata ) che i rifiuti rappresentino in primo luogo un business!

 Brindisi,02/11/2011                    Iacopina  Mariolo




mercoledì 19 ottobre 2011

ASPETTANDO GODOT



Come nel  testo teatrale di S.Beckett,verrebbe da dire,considerando gli  eventi che in quest’ultimo anno si sono succeduti nel nostro paese
"Andiamocene" 
"Non si può" 
"Perché?" 
"Aspettiamo Godot"
Metafora della depressione surrealista che conduce gli individui a vivere nella spasmodica attesa del personaggio Godot, rappresenta l’aspettativa del cambiamento e dell’evento  che mai si realizza  perché basato su un approccio alla realtà non guidato dal sano principio di contatto con gli eventi che in ogni caso possiedono una connotazione di oggettività, ma dal senso di impotenza e di impossibilità all’azione che ne deriva.
Assistiamo ad una strana logica del cambiamento: ogni evento od azione  che in sé possiede il potenziale trasformativo nei confronti della  realtà contingente, si mostra nel qui ed ora come totalmente incapace di apportare un qualsiasi mutamento, anzi,compare la tendenza alla distruzione di quegli aspetti positivi costruiti in passato, ed il risultato è una degenerazione di tipo regressivo.
Un esempio ( è evidente che il riferimento è all’attuale situazione sociale, e  cioè politica ed  economica ):
gli ultimi accadimenti relativi al degrado della manifestazione degli Indignados rappresentativi, a Roma, del disagio pacifico ed oltremodo costruttivo di  milioni di italiani.
Bell’esempio  del dissenso costruttivo ed attivo guidato dalla ragione, dal cuore e dall’intelligenza,  distrutto, devastato e poi fagocitato dall’onda amorale dei black bloc….
Ogni volta che le ragioni del cuore e della mente si uniscono,  sono in grado di realizzare grandi risultati in vista del  cambiamento sociale auspicabile, quello che vede come unica soluzione solo una vera democrazia, attiva,  piena e responsabile, non più solo delegante e/o partecipativa.
A questo punto interviene  un evento contrapposto di intensità maggiore  con il compito, guidato più o meno consapevolmente, coscientemente o no, di annullarne  qualsiasi effetto.
Ne consegue un senso di profondo dolore e  frustrazione, ed ecco che tutti tendenzialmente diveniamo un po’ come i personaggi dell’opera beckettiana citata……..e aspettiamo qualcosa che non arriverà mai, ahimè, perché Godot di fatto non esiste..
Che fare dunque? Non indugiare a lungo nell’autocommiserazione, prendere sempre comunque i remi in barca ed andare, continuare la navigazione con modi si pacifici, ma determinati , nella certezza che il cambiamento oggi per i gravi problemi che stiamo affrontando, non prevede tappe che fiacchino gli animi e le volontà, ma è un processo continuo di costruzione e lo si può realizzare anche in maniera repentina, basta crederci e volerlo
S E M P R E


Brindisi,19/10/2011                                      Iacopina Mariolo

venerdì 23 settembre 2011

Una nonna per mamma

Mamma-nonna o nonna-mamma, ci troviamo oggi a discutere della validità dell'essere mamma oltretempo sulla scia di fecondazioni in vitro, di ovodonazioni e similari .
Chi si occupa di fecondazione assistita  costantemente urta con principi etici  nella valutazione degli atti che compie per far si che la coppia possa entrare nella schiera dei neogenitori, e, speriamo che di ciò ne faccia un emblema, piuttosto che riferirsi unicamente ai guadagni  (spesso lauti) che  ne derivano.
Un riferimento alla legge è d'obbligo per comprendere il motivo per il quale moltissime coppie emigrano in paesi da cui far ritorno con un embrione impiantato a buon fine ed una gravidanza  da cui nascerà un bebè  prodotto dall'artificiale ( o artificioso) connubio fra ovulo e spermatozoo.Tale pratica è tanto diffusa da aver   dato origine alla locuzione turismo riproduttivo
.La legge 19 febbraio 2004 n. 40 , per l'abrogazione di alcuni punti  nel 2005 si è tenuta una consultazione referendaria con esito negativo per il mancato raggiungimento del quorum (25,9% I VOTANTI), pone numerose restrizioni . Riportiamo di seguito  l'art.4 che stabilisce l'accesso alle tecniche ed l'art.5 sui requisiti soggettivi

ART. 4.
(Accesso alle tecniche).
1. Il ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita è consentito solo quando sia accertata l'impossibilità di rimuovere altrimenti le cause impeditive della procreazione ed è comunque circoscritto ai casi di sterilità o di infertilità inspiegate documentate da atto medico nonché ai casi di sterilità o di infertilità da causa accertata e certificata da atto medico.
2. Le tecniche di procreazione medicalmente assistita sono applicate in base ai seguenti princípi:

a) gradualità, al fine di evitare il ricorso ad interventi aventi un grado di invasività tecnico e psicologico più gravoso per i destinatari, ispirandosi al principio della minore invasività;
b) consenso informato, da realizzare ai sensi dell'articolo 6.
3. È vietato il ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo.


ART. 5.
(Requisiti soggettivi).

1. Fermo restando quanto stabilito dall'articolo 4, comma 1, possono accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi

Fra i paesi dove tali restrizioni non sono presenti ( ad esempio la fecondazione eterologa,  una procedura che si avvale di spermatozoi o di ovociti ottenuti da donatori estranei alla coppia è possibile nella maggior parte dei paesi europei) troviamo in primis la Spagna, ove non esiste lista di attesa.
Ognuno di noi ha certamente le proprie convinzioni in merito a tali procedure medicalmente assisite, dettate da principi etici e/o religiosi, quindi , senza entrare nel merito delle restrizioni  e del  fatto se siano lecite o meno, mi soffermerei sull'aspetto che oggi appare alla ribalta delle cronache:: la tecnica che consente il recupero della funzione genitoriale di una donna già abbondantemente  e drasticamente  fuori dall'età fertile.
Penso che il buon senso, quello comune che ogni giorno guida i nostri comportamenti intrinsecamente legati alla naturalità delle cose quali  l'alternanza del giorno e della notte o delle stagioni e dei cicli lunari...debba farci opporre un secco e categorico NO 
Ciò non vuol dire che alcune derivazioni da tale posizione, quali la sottrazione  a cose fatte della bimba già nata e cresciuta ai genitori perchè anziani, così come è accaduto in questi giorni, siano appropriate (ci auguriamo infatti che il caso citato possa risolversi immediatamente restituendo la piccola alla  sua famiglia ), è il principio da cui muove il tutto che è inaccettabile..
Ove la gravidanza sia possibile oltretempo perchè la natura consente una fecondazione, la coppia ha la possibilità ed il pieno diritto  di decidere di portare avanti la gravidanza , ognuno ha la facoltà di fare le scelte che ritiene più opportune anche se a molti possono apparire anormali ( cioè fuori dalla norma ).
Quindi non mi trova favorevole il dibattito intorno alla giusta età per la maternità se questa pone un confine all'evento naturale anche se a volte imprevedibile od imprevisto, come spesso accade.
Esiste un fascia di età ideale  per la maternità  ma quanto afferma l'ostetricia spesso non coincide con l'evoluzione del ruolo e del significato della maternità e della paternità nell'attuale società. 
Ecco che l'affermazione lasciamo fare alla natura è la più giusta.
Un discorso a parte è rappresentato dalle gravidanze anzitempo ( le mamme bimbe) per la maggior parte frutto di abusi subiti , ma questo è un ambito  da approfondire in altra sede.
Oggi direi, che si può essere mamme a 20 come a 50 con la consapevolezza di esserlo e la scelta amorevole di volerlo diventare.
(Auguri a tutti i neo genitori  prossimi od attuali!)




Brindisi , 23settembre 2011                                 Iacopina Mariolo












mercoledì 7 settembre 2011

Una manovra non tanto strana..ma attesa e prevedibile


Strana estate.....trascorsa nell'attesa del responso che avrebbe salvato le nostre economie...ma cosa era lecito aspettarsi da un governo che ha portato avanti il vessillo dell'ingordigia a tutti i livelli: politico, sociale e personale?
Viviamo in società  già a monte malate di egocentrica attenzione per il privato ( casa famiglia proprietà..), è come l'uovo di Colombo, quando questi atteggiamenti e predisposizioni  di fondo si uniscono con le tendenze della destra più meschina, millantatrice , insensibile, priva di quell'umanità di cui potrebbe essere dotata indipendentemente dai costrutti politici ( e riconosco ad alcuni personaggi noti e non, magari miei amici, tale capacità di umanesimo pur essendo ormai  irrimediabilmente  appartenenti alla destra), che mai in Italia è stata presente dagli anni della liberazione in poi..il risultato è quello che ci appare oggi.
Non servono economisti di grido ( mi si perdoni l'espressione da circo mediatico) per comprendere  che  la manovra così come si presenta oggi :
- aumenta le ricchezze   di chi ricco lo è già, ad esempio consentendo alle imprese private  i licenziamenti di poveracci che magari da 20 anni lavorano in maniera indefessa ;
- favorisce lo spostamento all'estero delle imprese, nei paesi ove la manodopera è praticamente a costi zero, ma anche l'assunzione di altri poveracci, utilizzando le tecniche del lavoro flessibile e del part-time ( magari  di quell'altra categoria di poveracci, gli extracomunitari.)..sigh!;
- colpisce chi elude e non chi evade senza pensare che l'elusione a volte è l'unica possibilità di sopravvivenza per le le nuove fasce di  povertà....laureati inoccupati o sottoccupati ; famiglie con numerosi figli a carico  anche nella facia di età adulta o con il carico  totale di disabili ed anziani ( la cui meschina pensione che oscilla dai 200 ai 400 euro ,fra cui anche l'assegno di accompagnamento ,vorrebbe essere sottratta..) sigh!
Possiamo continuare, ma tutto ciò mi rattrista oltremisura....
MA CHE CI ASPETTAVAMO? Ora che i sindacati gridano all'orrore  ed allo scempio...dov'erano e dove eravamo tutti noi popolo d'Italia , noi dell'opposizione e voi che avete  votato in favore di questo governo!
Ovvio...siamo compartecipi ed allora cara opposizione...cosa riuscirai a cavarne? Perchè qui si sta giocando a carte la dignità e la vita  del popolo italiano.
 Siamo ad una svolta molto pericolosa  per la sopravvivenza del paese, il rischio infatti, per  noi gente comune, è di  finire  prede di questi cannibali  che stanno distruggendo la civiltà e l'umanità di un paese stupendo come l'Italia!


Brindisi 7 settembre 2011                                       Iacopina Mariolo

mercoledì 17 agosto 2011

La passione dei giallisti

Il fenomeno che accade in questi mesi, la partecipazione collettiva attraverso i blog, i forum e similari di migliaia di persone che inviano i propri commenti sui recenti fatti di cronaca un tempo definita nera,  che viene troppo spesso liquidato da benpensanti, ma anche colleghi psicologi, psichiatri o interpreti a vario titolo dei fatti mediatici, come ossessione morbosa collettiva, secondo me trova una spiegazione più articolata.
Cimentiamoci dunque in questa impresa volta a liberare il popolo di internet dall'etichetta nosografica di nevrotico ossessivo con tendenze sadico voyeuristiche.
Escludendo coloro che riempiono di insulti i presunti colpevoli e quindi giocano" all'ecce homo  fra Barabba e Gesù " su istigazione degli influssi mediatici che lavano i neuroni e relative aree corticali destinate alle attvità intellettive di tipo superiore; continuando con  l'escludere i dipendenti   da internet che usano il portatile  o il cell con connesssione mentrre sono al W.C. o sulla spiaggia, dato che siamo in estate, o in auto, o per strada...cioè letteralmente OVUNQUE, rimangono coloro che definisco i curuosi sani, i" giallisti" .
In questa categoria rientrano anche i curiosi dell'animo umano, dei contorti passaggi della psiche e dei comportamenti correlati. Quanti fra voi hanno letto avidamente libri gialli o sono stati deliziosamente travolti dalla suspence dei trhiller ..deliziosi..attivano la funzionalità cerebrale invece di ottunderla.....*
L'unica differenza, che può far sorgere qualche problema, è che queste storie sono drammi reali, tragedie in cui sono coinvolte persone con una loro dimensione di vita e di relazione,ed  è qui che deve sorgere un'etica del dolore altrui.....
Mi rendo conto della difficoltà di mediare  e di trovare una giusta dimensione all'espressione di migliaia di frequentatori di un blog...dunque sta al gestore del blog  o del forum fare il moderatore con molta attenzione  e seguire alcuni criteri deontologici, che forse sarebbe finalmente il caso di definire, oggi più che mai.
Ma  i primi regolatori del flusso interpretativo e delle affermazioni relative ad eventi , situazioni e contesti che coinvolgono altri individui simili a noi in quanto esseri umani , ma diversi poichè travolti da sciagure  dal dolore immane  oltre l'umana comprensione, siamo NOI STESSI.
Perciò, popolo di internet, diamoci una regolata!

*devo ammettere di rientrare in entrambe le ultime due categorie, essendo stata in alcuni periodi della mia vita anche  un'afecionada di libri gialli

Brindisi,
17 agosto 2011                                                                   Iacopina Mariolo

venerdì 22 luglio 2011

La freschezza del cocco



Cocco cocco fresco cocco bello.........signurì ne vulite assaggiare? mmmm …
Simon camminava lungo la spiaggia offrendo ai bagnanti accaldati un frutto della sua terra: la Giamaica.......Ma che ci faceva lì, e poi con quell'accento buffo da napoletano acquisito .
Si sforzava di ricordarsi la sua lingua originaria , il suo  dialetto patwa .
Aveva da tempo lasciato perdere  la musica, da quando si era gravemente ammalato....si toccò la gola e sentì sotto le dita  il “cordone” della cicatrice, spessa e sopraelevata , un ricordo , al tatto , dell'operazione subita : un cancro alla gola, con il risultato di un addio definitivo al canto , certo, poteva parlare, anche alzare la voce per offrire il suo cocco bello, ma non di certo cantare...gracchiante era il suono che le corde vocali residue gli consentivano, fischiare si, quello poteva farlo e mentre camminava sul sentiero infuocato che oggi percorreva fra ombrelloni, sdraio, giochi di bimbi e corpi sdraiati o in movimento, si allontanava da tutto e soffiando fra le labbra nella giusta maniera produceva l'armonia che guidava i suoi passi a ritmo di reggae. Con i calzoni arrotolati su quelle lunghe e nere gambe, era veramente un belvedere ...sembrava un animale esotico irrimediabilmente perso in quello spazio di mare che pareva una tinozza di acqua sporca riscaldata al sole.....Ma nella sua mente e nel suo cuore, al ritmo solare che lo faceva ancheggiare nel sentiero ad ostacoli del lido O’ sole di Napoli.....c'era il mare della Jamaica. delle corse del bimbo scalzo con i grandi occhi neri ridenti , i mossi capelli carezzati dal vento della sua isola fra i richiami della  lingua originaria ed i colori della sua gente e dei suoi luoghi..

A tutto questo pensava Simon ….certo di anni ne erano trascorsi dal suo arrivo nel paese do’ Vesuvio..era il 1975 ed aveva 30 anni allora, ora ne aveva...66 o giù di lì .
Da quando non poteva più cantare , suonare  e muoversi a ritmo di reggae , per guadagnarsi da vivere vendeva collanine e braccialetti che annodava con attenzione inforcando i suoi occhiali da presbite( in questo si era occidentalizzato, certo) sulla soglia della sua casa  che a dir la verità non era messa tanto male, aveva  avuto buon gusto Simon ed un piccolo gruzzolo da investire  per i propri confort.
Il divano, una buona cucina con forno, la lavatrice etc..compresa la tv con schermo piatto………ma i soldi erano finiti e per vivere ora l’estate vendeva anche il cocco, in spiaggia, a 66 anni e con il caldo sulla testa…….
Ma lui non era lì, era nel suo mare, quando andava a pesca con suo padre  l’odore che sentiva era tutto racchiuso lì, nella barca , nel mare che solcava,  nelle braccia forti ed odorose di pesce di papà Samuel .

Picchio Paco se n'è andato,se n'è andato giù al mercato,al mercato gli hanno detto Picchio Paco piccoletto. Piccoletto io non sono, tanto grande diventerò tanta pappa mangerò, tante ninne io farò sarò grande, grande sì, com'è grande il mio papà..
Questa è la ninna nanna di  mamma... il ricordo di lei  è sempre stato intenso, profondo come una lama di coltello che affonda nel cuore, doloroso……le braccia calde ed il seno odoroso di mamma Keonia .. fa caldo oggi coccoo  cocoobellooo cocco fresco…
Mamma mi compri il cocco.? Va bene ma fai il bravo…signore..ehi signore…un bel pezzo di cocco fresco .. mamma mammaaaa  non mi risponde ! voglio il coccoooo….

Simon accarezzò dolcemente la testa di quel bimbo sudato e capriccioso e riprese a camminare,. leggero questa volta, perché non aveva più bisogno di portare con sé il cesto con il cocco e l’acqua fresca ..che strano le sue gambe erano leggere come il suo corpo  riflesso nel mare; vide la sua immagine e  pensò che  così snello e muscoloso, con i capelli neri e le treccine, la camicia sbottonata fino alla  fascia degli addominali , non era  poi male…

Sollevò la testa e da lontano lo colpì quel corpo di vecchio che sembrava dormisse, provò un senso di affetto misto a pietà   ma fu solo un momento, riprese a camminare lieve lieve.
Aveva deciso di tornare a casa….                                  

22 luglio                                                                Iacopina Mariolo

mercoledì 22 giugno 2011

Il nocchiero”novello Caronte” e la nuova politica

Chi avrà il compito di traghettare le anime oltre il confine con  i luoghi delle umane genti? E’ un punto di non ritorno ove l’estremo  viaggio avrà termine. Siamo spettatori di un cambiamento. O meglio, aneliamo ad esserlo nella certezza che non vengano tradite le nostre aspettative….
Ma chi farà da novello Caronte? ( sia chiaro, il riferimento al maschile è solo per l'uso metaforico del personaggio, che, si auspica possa essere donna )
Chi avrà la forza, la dignità morale  ma anche la profonda adesione al modello che rappresenta  la proiezione dei desideri di tutta quella gente, il popolo degli italiani e delle italiane, che per anni vittime di scelte politiche ed elettorali scellerate  imposte dal plagio e dal nonsense  di quella politica che agisce in funzione della tutela dei propri interessi di casta, ha finalmente riscoperto il valore della libertà dal giogo, recuperato quel livello di autostima che consente di chiedere la risposta immediata ai propri bisogni in settori  quali quelli  dell’occupazione, del lavoro,  del welfare, della formazione e della scuola, della tutela  dell’ambiente naturale e sociale....? 
A chi dunque il compito,  pensiamoci, perché questa volta non è consentito sbagliare, e soprattutto, il traghettatore deve prendere l'onere con la giusta solennità  ma non solo, con decisione, fermezza ed autorevolezza: noi, la gente comune, non accettiamo rimpasti, ricicli, resurrezioni, e neanche lifting od interventi estetici che mutino la fisionomia partitica  ma non l’anima politica..
Se la vecchia politica continuerà ad infiltrarsi nelle prossime  kermesse elettorali penso che la gente che ha già ampiamente disobbedito ammutinandosi nelle ultime consultazioni ,troverà la giusta soluzione.
Quale? Un NON VOTO DI MASSA  ad esempio come ultima spiaggia, ma quella più giusta è la scelta  della collettività di produrre e proporre  in maniera autonoma e senza bandiere o falsi profeti  i propri Caronte per condurre definitivamente nelle tenebre quella parte della politica che ha oscurato le nostre vite.
 Brindisi, 19/11/2012             
 Iacopina Mariolo

mercoledì 25 maggio 2011

Genitori non si nasce


 L’utilità  di esperienze quali la Scuola Genitori e la Banca del Tempo
Genitori non si nasce
come provare a descrivere un concetto tanto usato ma così tanto poco compreso fino in fondo?
L’aspetto nodale è che si diventa genitori dopo una dura gavetta , o meglio solo grazie e contemporaneamente  all’esperienza.

Viviamo in famiglie con” nidi pieni” ad oltranza ,  ben lontane dalla sindrome del nido vuoto ( vedi in Winnicot D.W. “La famiglia e lo sviluppo dell’individuo”) o con cordoni ombelicali lunghissimi che malgrado le distanze fisiche esistenti per motivi di studio – lavoro continuano a tener in piedi legami “ fuori tempo” fra figli quarantenni e genitori settantenni che continuano a detenere la delega educativa e della responsabilità dei propri “ rampolli” ( che magari nel frattempo hanno messo su famiglia).

In ambito psicologico  il Genitore rappresenta lo stadio ultimo di evoluzione psichica e contiene in sé aspetti personali ed aspetti mutuati ( o meglio ereditati) dal genitore reale.

Il riferimento all’ultimo episodio di cronaca, oltremodo doloroso, della piccola Elena, compare fra le righe e necessita  di analisi libere sia  dal giudizio, che da superficiali  e compassionevoli forme di comprensione per l’accaduto.
La gravità è manifesta  nella conclusione indesiderata: la morte della piccola.

Dovremmo chiederci  quanti siano gli episodi sfociati in tragedia a causa di  errori di accudimento che accadono in maniera totalmente indesiderata,ovvero  non  intenzionale, per distrazione o superficialità.

Sappiamo bene  che esser genitori significa spesso un eccesso di stress che, aggiunto a quello lavorativo e sociale, può determinare una risposta  che è molto simile all’annientamento della volontà e del comportamento responsabile e consapevole.
Ma assumere le proprie responsabilità fino in fondo, da adulti,  significa non delegare mai ad altri ( sia anche la società ) ciò di cui si è responsabili in prima persona.
Significa anche comprendere il proprio limite, il disagio in agguato e sapervi porre rimedio.
Non possiamo  in alcun modo attribuire o delegare ad altri  il “dolce peso” della genitorialità, quando ne assumiamo il ruolo.
Sarebbe come dire che mentre sono responsabile di un errore anche se involontario nell’espletamento del mio lavoro , quando svolgo il ruolo di genitore  posso liberarmi dal peso di comportamenti inadeguati perché errare humanum est.

Che fare dunque nel caso che queste competenze genitoriali e la loro acquisizione sul campo determino esiti tragici?
La comunità ( di relazione, sociale, politica, )  ha in ogni caso l’obbligo di porsi  il quesito e di trovare possibili interventi.
E’ pur vero che i genitori alle prime armi non hanno riferimento alcuno se non le rispettive famiglie di origine, ove esistenti e soprattutto capaci; la Scuola Genitori è un’esperienza che è nata nella seconda metà degli anni ’90 ad opera dei consultori familiari, associazioni di volontariato, terzo settore, ed  in alcune realtà con  politici e manager della sanità “ volenterosi”, si è radicata nel territorio e rappresenta un costante riferimento, che prosegue dopo il parto ed accompagna i genitori con iniziative concrete, di aiuto, fra cui la banca del tempo.   
La banca del tempo è uno scambio di  favori  fra soggetti in relazione fra loro , che avviene in maniera strutturata e coordinata
Da Wikipedia  La Banca del Tempo (abbreviato, BdT) è un tipo di associazione che si basa sullo scambio gratuito di "tempo".
Ciascun socio mette a disposizione qualche ora per dare ad un altro socio una certa competenza. Le "ore" date vengono "calcolate" e "accreditate" o "addebitate" nella Banca. Può succedere così, che non sia la stessa persona a "rimborsarle", ma un'altra. Tutti gli scambi sono gratuiti; solo è previsto un rimborso spese (per esempio, per i mezzi di trasporto o eventuali materiali utilizzati nel lavoro svolto) e una quota associativa, per lo più annuale, variabile da Banca a Banca. Ogni ora viene valutata per un'ora, indipendentemente dal valore monetario del tipo di prestazione svolta. Le attività delle BdT sono molto diverse: lezioni di cucina, manutenzioni casalinghe, accompagnamenti ( a scuola ), ospitalità, e babysitteraggio, cura di piante e animali, scambio, prestito o baratto di attrezzature varie, ripetizioni scolastiche etc. Anche il tempo dedicato all'organizzazione, all'accoglienza, e alle riunioni o feste viene in genere valutato come tempo scambiato e quindi accreditato o addebitato nel conto personale del socio.

INTERESSANTE vero? Esiste anche un sito che rappresenta l’Osservatorio nazionale delle Banche del Tempo ( http://www.tempomat.it/ )

Che ne pensate, può essere sufficiente non solo per  un’utile opera di prevenzione ma anche per fornire il giusto sostegno mirato all’acquisizione di quello che il già citato  Winnicot  definisce spazio mentale interno  ovvero  lo “spazio mentale” che i genitori costruiscono per il figlio, grazie al quale è possibile  sviluppare comportamenti adeguati di cura ed attenzione nei riguardi del bambino?
                                                                         
Io penso di si…
Se condividete lavoriamoci su…..

Brindisi, 25 maggio 2011                                       Iacopina Mariolo