Penso che l’estate
rappresenti a qualsiasi età l’esplosione dei sensi. Non a caso gli oleandri
raggiungono il massimo del loro splendore vegetativo e cromatico nel mese di
giugno, quando la promessa dell’estate si rinnova come ogni anno.
Ogni stagione porta con
sé un humus che si traduce in un sentire particolare che
appartiene solo a quella specifica fase dell’anno.
Il corpo d’estate
abbandona la schiavitù degli abiti, degli strati di tessuto coprente che
avvolge e nasconde.
L’estate, per la
leggerezza che l’accompagna, dovrebbe essere stagione di viaggi e di recupero
del contatto con la natura.
E’ vero che il caldo,
ormai reso eccessivo dalle turbe climatiche, spesso appanna la volontà del
movimento ed induce alla pausa in zone refrigerate, ma sono proprio questi
spazi di tempo liberi dai pensieri di una quotidianità opprimente, che
consentono di indugiare fra le problematiche non risolte, prendendo
consapevolezza dei rimedi e delle soluzioni alternative.
Gli odori, le
percezioni tattili a fior di pelle ,
le goccioline del sudore che immancabilmente il corpo profonde a
temperature con gradi elevati di umidità, dovrebbero essere stimolo unico
ed insostituibile per riflessioni
immediate e veloci , possiamo dire umorali, sulla vita, sul sé e sul
significato del cammino intrapreso.
Il Salento, con la pizzica
, usa il colore rosso della passione
che invade il corpo e la mente finché la
psiche trovi il giusto spazio di espressione.
Ecco che la pizzica è
un ballo d’estate: nei vicoli , nelle piazze di antichi centri storici e nelle
masserie, nelle antiche torri saracene…. I capelli delle donne sono sciolti ed
arruffati, gli effluvi dei corpi sono in sintonia con il movimento che esalta
le passioni e libera dalle nevrosi.
Il sole, altro elemento
cardine di ogni estate, se amato e gestito nella giusta misura, accarezza la
pelle e le sinuosità del corpo, ricordando che altro non siamo se non seme, e
non solo all’inizio, ma ogni giorno, seme di ogni possibile nuova
consapevolezza e cambiamento a qualsiasi età. Il sole genera, incuba, risveglia
e nutre anche in prossimità di psiche dormienti o alterate che non riescono a
fruire dei ritmi cicardiani dell’esistenza. Non a caso la sua assenza o carenza
produce il calo della serotonina, amica della vita sinaptica e dell’umor
cerebrale.
Che dire dei frutti
golosi dai colori accesi, succosi e ricchi di acqua colorata di cui il corpo
necessita, risposta naturale al bisogno ed al piacere alimentare?
Descrivere cos’è il
mare per me, è opera ardua, più che difficile, rappresenta infatti l’essenza
della mia nascita, del vivere e del divenire.
Per tutti noi, qui,
abitanti e visitatori, è l’essenza dell’estate: l’odore del mare, il suo
movimento ora estremo ora appena percettibile nello sciaquio debordante
del bagnasciuga, la ricchezza che è chiusa in lui, il senso che comunica con il
linguaggio degli animali che vi trovano dimora quando abbiamo il coraggio di non distruggerli
e di osservarli nella loro interezza e bellezza.
Il movimento del mare
può aiutare a ritrovare la giusta andatura psichica, laddove la psiche appare
lenta o dormiente in risposta ad eventi e percorsi di vita che ne hanno segnato
il cammino, il movimento forte delle onde la trascina in una danza ricca di
spuma e di vitalità; se la psiche è fin troppo attiva, si calma e si acquieta
assorbendo e distribuendo le energie in
eccesso come le miti onde che lambiscono il bagnasciuga…
(Pablo Neruda, “Ode alla Speranza”
…..mi colmi / e mi trabocchi,/tutto il mare,/tutto il cielo,/movimento/e spazio,i battaglioni bianchi/della schiuma….e il mare, il mare,/aroma sospeso,/coro di sale sonoro….)
…..mi colmi / e mi trabocchi,/tutto il mare,/tutto il cielo,/movimento/e spazio,i battaglioni bianchi/della schiuma….e il mare, il mare,/aroma sospeso,/coro di sale sonoro….)
Dare un senso alle stagioni ed al rapporto con il
corpo, la mente e la psiche, significa ritrovare il nostro ruolo all’interno
della natura come elementi naturali
inseriti in un sistema che ci riunisce
tutti , dal filo d’erba alla tigre del Bengala...( Canto d’amore di H.Hesse
Io sono il cervo, il capriolo tu, tu sei l’uccello e l’albero son io,
il sole tu ed io la neve, tu il giorno sei, il sogno io.)
il sole tu ed io la neve, tu il giorno sei, il sogno io.)
Ritrovare questo nostro ruolo all’interno della natura significa anche
trovare spazi per la sua protezione, oggi resa sempre più difficile per i danni
ed i dolori che le sono stati inflitti.
Brindisi 27/08/2019
Iacopina
Maiolo