Italia21

venerdì 29 aprile 2011

Psicoterapia - istruzioni per l'uso

    Cosa è cambiato da Freud ad oggi?
Tutti conosciamo la “classica” suddivisione della personalità operata da Freud: Es ( inconscio o subconscio/Io (conscio) /SuperIo (coscienza morale). 

Non fu così semplice, anche Freud potè giungere a tale conclusione solo dopo  la lenta evoluzione delle scienze dell’UOMO : dalla filosofia alle scienze per l’uomo ( la psicologia ).
La corrente freudiana prese il nome di psicoanalisi e tale denominazione regge al corso dei tempi, infatti oggi continua ad esistere  come applicazione della psicologia  in ambito clinico ( psicoterapia).
Non è questo il nocciolo della questione che intendo affrontare, ma può essere utile spendere un po’ di parole in un contesto così ancora tanto confuso e per certi versi ostico.
A tal fine trovo utile elaborare una tabella sintetica.


LAUREA IN PSICOLOGIA
 Specializzazione in  PSICOTERAPIA
vari ambiti di applicazione, con la laurea magistrale si può intervenire  con diagnosi psicologica,interventi di consulenza e sostegno alla persona , alla famiglia, a comunità  o gruppi
applicazione specialistica della laurea, infatti si consegue dopo specifica scuola di specializzazione e trova applicazione in ambito clinico, appunto come terapia della e per la psiche (dal significato letterale del termine).
Come in medicina esistono varie specializzazioni (che però lì sono basate sull’organo o l’apparato specifico).
In psicoterapia invece esistono forme di intervento che si differenziano in base alle tecniche utilizzate/o al target di riferimento (bambini, anziani, coppie-famiglie sistemi sociali..)/ o allo specifico disturbo psichico



Dopo questa parentesi che spero sia stata illuminante per alcuni, passo al dunque. Mi chiedevo in che misura la nostra personalità possa essere mutata rispetto alla tripartizione freudiana. In effetti è aumentata in complessità, ma ciò è avvenuto in concomitanza con l’evoluzione delle correnti e delle scuole( ve ne indico alcune : gestaltica,cognitivo-comportamentale,sistemico-relazionale, transazionale, bioenergetica, analitica, analitica breve...) ma credetemi. ce ne sono tante altre e forse in questa dimensione analitica si è perso l’approccio olistico  inteso come attenzione alla globalità della persona. che da sempre distingue la psicologia e la psicoterapia.

Come fare, in questo mare di proposte, a  non smarrirci  fra gli inviti (magari ammiccanti) dal web e non?

Ecco alcune istruzioni per l’uso:
- diffidare, se parliamo di web, di siti  o pubblicità improntate ad immagini  che fanno leva sul lusso degli ambienti/  sull’eventuale confort/ su una professionalità esaltata  da frasi tipo: - vi assicuriamo la totale remissione del disagio…ogni problematica volgerà a  soluzione in breve termine … diffidare perché in ambito psicologico e psicoterapico  non esistono certezze ma possibilità ed è onesto porre ciò in evidenza;
- far attenzione alla  disposizione scientifica  del professionista  e tenersi alla larga da coloro che si definiscono parapsicologi, intuitivi o sensitivi, anche se  propongono termini quali personalità, psiche, terapia…inoltre  ricordate che non siete di fronte ad un guru o ad un chiaroveggente, atteggiamenti carismatici che qualora notiate devono portarvi il più lontano possibile  da quel professionista
- dare la propria fiducia dopo aver approfondito la conoscenza del professionista, ad es. ricercare  l’iscrizione all’albo regionale e la storia professionale anche attraverso  i tradizionali  motori di ricerca , chi svolge tale lavoro  con serietà. non può non aver lasciato traccia della propria attività in internet.

Per il resto usate l’intuito ed il buonsenso, che non guastano mai.

                                                           Iacopina Mariolo



mercoledì 20 aprile 2011

FAMIGLIA E WELFARE : I GIUSTI INTERVENTI

 FAMIGLIA E WELFARE : I GIUSTI  INTERVENTI
 Parlare di famiglie, oggi, vuol dire confrontarsi con  qualcosa di sfumato, dai contorni labili , quasi un disegno tracciato da una mano incerta come quella di un bimbo o tremolante come quella di un anziano.

Si ha inoltre la sensazione  che a pronunciarne il nome (famiglia) si abbia quasi il timore di aver usato un termine inappropriato o passato di moda (demodè), contrariamente all’uso altisonante  che veniva fatto  negli anni passati ( fino agli ’80)  -  FAMIGLIA ! –

In un contesto socioeconomico dove il welfare  è stato abbondantementemesso da parteper ciò che concerne l’attenzione alle famiglie ed ai suoi derivati quali madre, donna, padre,  bambino/a, anziano o elementi rappresentativi di situazioni di disagio familiare quali il  malato ed il disabile, e ad ulteriori  fattori di disagio che derivano dalle separazioni e divorzi o dalla eventuale ricostituzione di nuove famiglie ( famiglie allargate), appare quasi ridicolo  che qualcuno possa avanzare delle pretese in tal senso.

 Mi spiego meglio, mai come oggi  la famiglia ha  posto  un bisogno di welfare inteso come assistenza, mai come oggi ha ricevuto dinieghi e risposte  di sottrazione, oltre che di mancata od erronea  risposta.
L’aver tagliato i fondi agli enti pubblici e locali per quanto attiene ai servizi sociosanitari ha sostituito la politica dell’interesse e del riconoscimento con quella  dell’abbandono al proprio destino.

Ma non è solo questo, poiché parliamo di famiglia  in questo contesto di esiguità delle risorse, anche i consolidati diritti delle lavoratrici madri vengono meno,  sono infatti sempre più numerosi i rappresentanti e delegati sindacali   che hanno perso la capacità della conciliazione, della mediazione fra le esigenze degli individui lavoratori e quelle dell’azienda o ente che sia ( che  nella situazione limite di disconferma dei diritti che stiamo vivendo,  è chiaro che miri in primo luogo alla tutela dei propri  interessi ed al mantenimento dei privilegi, ove esistenti ).
In tutto ciò appare evidente la mancanza di un sano corporativismo sindacale che si occupi anche delle singole realtà  nella tutela dei diritti, che faccia dell’attenzione al singolo  ed al rispetto che gli è dovuto in quanto lavoratore e nell’offerta della soluzione delle problematiche,  un proprio modus operandi.
Ci sono, e non ditemi di no,  “padroni del vapore” ed esponenti del sindacato che concordano sul fatto che -  meglio una gallina oggi che un uovo domani-  o meglio -chi troppo vuole nulla stringe - per cui bisogna accontentarsi di un lavoro, se pur  precario o partime o sottopagato, piuttosto che niente!

Ed in questo contesto, quale spazio può trovare  ad esempio l’esigenza materna ( o  paterna)  di orari flessibili in relazione alla gestione delle esigenze dei figli… e quale politica degli asili nido potrà mai suscitare l'interesse ( i nidi aziendali, esperienza possibile fino a qualche anno fa, è stata poco e male sponsorizzata dalle aziende e dagli enti) di governanti, politici od amministratori...

 Se poi tocchiamo il tasto scuola è ancora peggio, si scende talmente in basso che ci si sente disperati, ed giovani,  i disabili, gli anziani, i malati che di fatto  sono anch’essi elementi rappresentativi di quella che chiamiamo famiglia ?

Allora, per non procedere ad un elenco del degrado, che chiaramente è anche un elenco del dolore,  proviamo a chiederci che fare?

Provo ad elencare una serie di proposte/ intervento che potrebbero con il tempo ( e la costanza) alleviare inizialmente e contribuire a risolvere i problemi ove possibile.

Al primo posto metterei  l’eliminazione di servizi poco produttivi, nati malamente  da un mancato lavoro di screening dei bisogni della popolazione,  solo per  far incetta ( consentitemi il termine ) di fondi ed attivare procedure di  riconoscimenti  personalistici rivolti ad  amici, conoscenti o altri come spesso accade nelle amministrazioni pubbliche.

Ogni struttura ( o centro o intervento che sia) deve prima trovare un riscontro oggettivo nei bisogni effettivi della popolazione a cui è destinata e per far ciò occorre uno studio a monte, di raccolta di dati anche sul campo mediante  interviste, questionari con alla base un campionamento serio ( scelta della popolazione).
Questo procedimento, di prassi in molte realtà ( non serve andare  a parare necessariamente al nord, anche qui, in Puglia abbiamo comuni e province virtuose che mettono in atto queste buone prassi in maniera professionalmente e tecnicamente corretta ed elevata ) è la conditio sine qua non di ogni intervento.

Al secondo posto ( chiaramente ogni punto è collegato) porrei l’onestà politica che antepone alla demagogica realizzazione che tiene contenti coloro che hanno accesso ai tanto beneamati fondi ( i vertici delle amministrazioni pubbliche)  e le loro corporazioni, oltre che la parte ingenua e più sprovveduta della popolazione, L’AZIONE REALMENTE POSITIVA ED EFFICACE IN FAVORE DELLA COMUNITÀ.
 Tale azione forse non rende nell’immediato ( anche se non sono d’accordo poiché penso che alla lunga in una visione sistemica  le azioni realmente positive producono arricchimento per tutti) ma nobilita le coscienze dei politici, e dà un senso di giustizia alle loro azioni.
E non è poco, chi non desidera la serenità d’animo  e la pace interiore  come frutto delle proprie azioni?
 Se ci riferiamo ad azioni politiche, solo quelle dettate  da  una considerazione reale e genuina dei bisogni della comunità a cui si rivolgono raggiungono lo scopo, il resto, anche se non sono atti illeciti, rimangono come pesi  di realizzazioni  vacue  e fumose….

Al terzo posto la proposta di una raccolta di risorse attiva con l’istituzione di un fondo od un’apposita banca etica in  cui  i politici in primis, gli amministratoti tutti i cittadini che contano, possano versare e destinare fondi in favore delle iniziative  per cui è giusta una messa in opera, dopo gli screening a cui facevo riferimento.

Privilegiare gruppi od associazioni  ( i contributi che  spesso vengono destinati a privati) non incide sui problemi, ma va a risolvere una situazione privatistica di quell’associazione od ente.

Al quarto posto quanto segue.
I programmi del welfare, oltre ad essere  tecnicamente valutati con gli adeguati screening, devono trovare la giusta collocazione  in un progetto globale, sistemico, rivolto alla comunità.  Per esempio  che senso ha proporre interventi  in favore della lavoratrice madre o  della  coppia o sul nucleo familiare se non c’è un potenziamento  delle strutture per l’nfanzia sulla base dei bisogni della neo famiglia? Questo è solo uno degli innumerevoli esempi…la lista può essere lunghissima.

Mi fermo qui  certa di non avere attualmente niente su cui costruire possibili interventi se non la base, quella del bisogno della comunità.

Auspico ( e questo appare inevitabilmente come il quinto punto) che finalmente gli operatori del welfare e della salute globale  ( psichica, sociale, biologica ed economica ) si riapproprino dei loro ambiti di intervento costruendo insieme alla gente i luoghi ed i tempi dei giusti interventi, delle azioni opportune,  e che possano dire, ove gli amministratori od i gestori delle risorse economiche  del welfare  propongano servizi ed attività : <  grazie ma non serve…elaboriamo insieme la giusta proposta e non  < grazie per questa opportunità di guadagno che mi viene offerta  riservandomi quel posto di lavoro o la gestione di quella struttura….

A buon intenditor poche parole !

Brindisi 20 aprile 2011                             

            Iacopina Mariolo
   (psicologa e psicoterapeuta)






martedì 5 aprile 2011

Dalla Tunisia: il viaggio di Habib e Yasmina




Cara Yasmina
finalmente trovo il tempo per scriverti qualcosa. Il viaggio è stato tormentato,sai quanta paura ho nell’affrontare le onde del mare, di notte poi. Nostro padre me ne ha fatto sempre una colpa, non mi riteneva un vero uomo per il fatto di non essere diventato pescatore come lui, come suo padre e come suo nonno Per questo motivo mi ha mandato alla scuola , facendomi sentire un diverso per il sol fatto di non riuscire a contribuire alle spese della famiglia. Strano destino, ho studiato ,imparato e conosciuto a causa del mare ed ora mi ritrovo su questa barca, proprio perché ho capito, grazie ai libri, quanto sia importante sentirsi liberi. A bordo eravamo in trentadue e attorno a noi solo il nero dell’acqua e un silenzio angosciante. Per fortuna a tenermi compagnia sin dalla partenza da Zarzis c’è stato un gabbiano. Ha di molto sollevato il mio spirito,credimi. Mi piaceva pensare che fosse un buon auspicio e che ci stesse incoraggiando e dicendo “ Fate bene a fuggire e cercare un mondo migliore, ne avete il diritto!” Ho persino dormito,poco pochissimo… Giusto il tempo per sognare di essere con voi, cn mamma e con Saloua. Papa’ non c’è piu’ ma lo immaginavo che volava sopra di noi e che proteggeva il nostro viaggio, forse era lui il gabbiano. Chissa’ se sarebbe orgoglioso del suo unico figlio maschio ( in vita ripeteva che ero l’unica figlia) , ho sempre avuto voglia di dimostrargli il mio coraggio. Non me ne ha dato mai la possibilita’. Troppo studio, poco lavoro. E poi quel continuo ripetermi che ero un ingenuo, che non credevo alla malignita’ della gente. Per lui” l’umanita’ intera agiva solo ed esclusivamente per interesse. – “ Ricordati figlio che se qualcuno si mostra benevolo nei tuoi riguardi è solo per un suo tornaconto o perché è costretto ad esserlo. Non credere mai nell’amicizia disinteressata.!”
Come ti sbagliavi papa’… Sin dal nostro arrivo a Lampedusa la gente ci ha accolto con urla e strepiti…Erano felici come se fossimo delle popstar. Scene del genere non si vedevano dai tempi dei Beatles, ci mancava poco che ci chiedessero l’ autografo. Ci hanno tolto i lacci delle scarpe, sicuramente ci daranno dei mocassini. E via anche le cinture, in effetti luride e vecchie. C’è chi dice che a momenti arrivera’ un camion di Prada o di Versace per sostituirle. Ci sentiamo tutti piu’ importanti. Sai, l’altro giorno è arrivato anche il Primo Ministro Italiano, Berlusconi. E’ una persona squisita. Pensa che per esserci piu’ vicini ha deciso di comprare una villa sul posto. Chissa’ quanti dinari avra’ speso. Mi hanno anche detto che per compiere appieno la sua missione politica, trascura delle cose personali e che la parte politica avversa vorrebbe distoglierlo dalle sue mansioni portandolo a comparire davanti ai giudici, come se fosse un delinquente comune.
Ricordi quando quest’Estate sognavamo di venire in campeggio in Italia? Be, sorella, il sogno si sta per avverare…A breve prenderemo una nave da crociera che ci portera’ nel Salento, proprio dove desideravamo andare. Stanno attrezzando un campo grandissimo pieno di tende, chissa’ come ci divertiremo e peccato che tu non possa essere cn noi. Dopo dovremo solo decidere la destinazione che piu’ ci aggrada. Io penso di andare in Francia, so che ci stanno aspettando a braccia aperte e qualcuno di noi dovra’ pur andarci per non deluderli. Ora ti saluto perché dobbiamo presentarci all’imbarco, destinazione Taranto e poi a Manduria. Salutami la mamma e Saloua.
P.S. Viene con noi anche il gabbiano di cui ti ho parlato all’inizio, pero’ lui va ad Oria in un posto che si chiama zoo, non so che vuol dire ma sicuramente stara’ benissimo!

 Alfieri Carbone

Habib caro
in Francia ci sono i genitori di Tarek, puoi andare da loro, sono molto buoni e ti accoglieranno perché del loro figliolo non c’è traccia, pare scomparso in mare , la barca di quel disgraziato di Djerba   ha fatto FLOP ed è  affondata come una zucca ben matura…
Caro fratello ora che sai che il mio amore non c’è più, rivolgimi un pensiero ed una preghiera  quando puoi , perché ne ho  bisogno.
Da qui vedo le cose in maniera diversa da come le vedi tu, povero Habib così buono ed ingenuo…non ti fidare! Il nostro caro padre aveva ragione, la vita è dura e tu hai sempre avuto la testa fra le nuvole.. sogni…la realtà è un’altra cosa.
Ti ricordi la favola di nonna Aicha? La gallina che faceva le uova d’oro ma il contadino non si accontentò e la uccise cercando nel suo ventre un tesoro… non trovò niente e tornò ad essere povero…te lo ricordi il proverbio arabo che ripeteva nostro padre ?  La persona avida dorme con la fame….potevi  non andare, potevi restare, potevamo farci forza, tutti insieme.
Habib guardati alle spalle, da qui  vedo che l’Italia è un paese di bugiardi, di ingannatori, il popolo no, è buono perché è affamato quasi come noi. Sai forse loro riescono  ad avere un pasto caldo perché in Italia se uno è molto povero viene aiutato da altre brave persone , ma non se la passano bene, molti hanno perso il lavoro, i contadini non possono più coltivare i campi perché la loro terra è piena di veleni., anche dal cielo cade polvere malefica che distrugge la salute della gente.
I loro politici sono i traditori…guardano ai propri interessi  e che strano, le donne alla fine son quasi più indietro di noi, vengono  ricattate o offrono il loro corpo in turpi banchetti, quelle oneste fanno ancora fatica a vivere , altro che burka!
Conservati in salute e divieni saggio, io sarò sempre al tuo fianco anche se non mi vedrai.
Il giorno dopo la tua partenza io e Tarek abbiamo fatto una pazzia.. da Zarzis partiva un barcone, costava pochi dinari perché prendeva acqua, ma il proprietario della barca ( quello di Djerba) ci aveva giurato che non c’erano problemi, quindi con il mare calmo, son partita anch’io.  Mamma piangeva ma  le ho lasciato tutto quello che avevo.. tanto pensavo che la nostra vita  presto sarebbe cambiata, dovevamo  raggiungere la Francia io e Tarek…amore mio, lo tenevo stretto, mi lasciavo avvolgere dalle sue braccia  poggiando il mio capo sul suo petto. Rullio della barca che favoriva il sonno…  spruzzi di acqua salata sul volto.. vento.. mi rammento di quel libro che ho   letto a scuola, Il vecchio e il mare  si, di Hemin….sono felice,  stretta a Tarek! Abbiamo fatto bene a partire.. di colpo mi sento travolgere  dall’acqua, onde….alte… non vedo.. non respiro…mi accorgo che la vita mi sfugge ma è un attimo.
Il mio corpo è stato ripescato, di Tarek non c’ è  traccia.
E’ andata… in questa nuova forma sto bene e vedo le cose chiare e trasparenti .
 Habib ascoltami... non fidarti delle false promesse!

La tua cara sorella Yasmina
Iacopina Mariolo

venerdì 1 aprile 2011

28 marzo 1997: naufragio di una nave albanese


Era una delle cosiddette “carrette del mare “che ora si trova qui, a Brindisi, in un cantiere navale, dopo il recupero con il suo tragico carico.

Non ero informata della celebrazione  e tutto è nato così, spontaneamente, su un secco invito di una cara amica ( fai di tutto perché DEVI esserci).
Ho trovato, sulla banchina del porto  di fronte  alla capitaneria, un gruppo, silenzioso, una trentina di persone ( sicuramente meno di 50) , una bandiera della pace, mazzi di fiori.
Presenza di alcune tv locali e nazionali, una presenza  mesta e assolutamente non invadente : era una cerimonia, una commemorazione delle vittime del mare di quel triste Venerdì Santo, coincidenza di date per il rinnovo sacrificale .
Vittime della storia, innocenti  come il Cristo, forse più , perché non subirono alcun interrogatorio o processo dal Pilato di turno, ma solcavano il mare della vita  come è dato ad ogni essere umano che  affronti la propria avventura con coraggio e determinazione per modificarne il corso, per rendere possibile la realizzazione del sogno/desiderio.
Non ho nè la volontà nè la forza per riprendere fra le mani la cronaca della tragedia, basta…è andata… allontano dal cuore il dolore del ripercorrere ciò che è accaduto, ascolto una poesia in lingua albanese che per fortuna Cosetta non traduce , e mentre le parole di Alex Zanotelli mi raccontano l’importanza della pace per tutti popoli del mondo, mi sdegno perché sento che a distanza di 14 anni  ancora non si conosce il come nè il perché della tragedia!
Lele lancia il mazzo giallo legato con il nastro, lì, nel mare plumbeo come il cielo  di quel  pomeriggio, nel porto di Brindisi.
 Ognuno ha un fiore  o un piccolo mazzo e procede al lancio… mi rendo conto che ogni parola in questo momento suona lontana ed incomprensibile, come un inutile  ronzio, una radio accesa su un gracchiare fastidioso.
Guardo il mare, lì i fiori hanno acquistato la forma di cuori… e scivolano galleggiando sull’acqua mentre Lele mi chiede se andranno a fondo.

Non so che rispondergli..