Italia21

venerdì 30 marzo 2018

La Via Crucis di un disoccupato


 


Siamo in tema, ricorre infatti la settimana Santa che rievoca il sacrificio di Gesù sulla Croce. Sono 14 le stazioni tradizionali della Via Crucis
(eccone alcune):
Gesù è condannato a morte /Gesù è caricato della croce/Gesù cade per la prima volta /… /Gesù cade per la seconda volta /…/Gesù è inchiodato sulla croce.. /Gesù muore in croce /… /Il corpo di Gesù è deposto nel sepolcro.

Lungi dal voler essere blasfemi, si ritiene che le vite degli uomini e delle donne ove si annidano speranze e desideri, ma anche dolori e sacrifici estremi, trovino nella rappresentazione del Cristo che va verso il calvario , una metafora che contribuisce a rendere la religione un percorso umanizzato ed estendibile a quanti, ingiustamente condannati nella vita, si trovino a percorrere un sentiero irto di difficoltà, con una croce sulle spalle, fino a volte all’annientamento estremo della persona e della sua dignità.

Se pensiamo al calvario di un disoccupato (licenziato, inoccupato od occupato con le mille sfumature del caso..), il primo pensiero si rivolge alla condizione economica, situazione di fatto fondamentale ma non  esclusiva, cosa dire infatti della lesa dignità umana, sancita dal diritto costituzionale al lavoro – art 4…ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.-

La condizione di perdita o di non conseguimento dello status sociale di lavoratore, determina una situazione di grave depauperamento della persona, che si trova ad affrontare un vero e proprio calvario.

Laddove poi vengano meno le risorse individuali e sociali, in contesti che non riescono a costruire alternative se pur temporanee o interventi di sostegno finalizzati al recupero serio e concreto dell’attività lavorativa, la persona può entrare in un percorso che ne distrugge l’essenza, che è motivazione alla vita, conoscenza, costruzione di un sé positivo per se stessi e per gli altri (famiglia e contesto sociale).

Il senso dell’essere al mondo e quanto di positivo esiste in quest’affermazione, viene coartato e l’individuo, purtroppo a volte fino al compimento del suo ciclo vitale produttivo (gli anni destinati all’attività lavorativa) è destinato a non completare l’essenza della sua persona.

Le considerazioni e gli interventi con immediatezza ed efficacia nel qui ed ora, spettano alle politiche per il lavoro ed alle parti sociali, ed è auspicabile che, con una religiosità nel senso laico del termine, chi può fare acquisti la piena consapevolezza del proprio ruolo e del potere che riveste nella vita altrui.

Ricordiamo che la Settimana Santa termina con la Resurrezione pasquale, pertanto si porge un caro augurio a quanti si trovino nella condizione di difficoltà descritta, volto alla speranza, al  cambiamento ed al superamento del disagio.
Buona Pasqua!

 

Brindisi,30/03/2018                                           Iacopina Maiolo

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