Italia21

giovedì 24 dicembre 2020

Siamo realmente tutti uguali di fronte al Covid-19?

 


Se è vero che la morte è come una livella, anche una pandemia dovrebbe metterci in una condizione di parità e non di diseguaglianza, la solita, alla quale siamo abituati, la differenza fra ricchi e poveri, fra chi possiede  mezzi di sussistenza ( che salendo nella scala del possesso raggiungono per alcuni condizioni di totale, assoluto benessere, da Nirvana o regno del piacere ) e chi no.

Una cosa è certa, il contagio di questa malattia non ha utilizzato come filtro il degrado sociale ed ambientale, anzi, a dir la verità sono stati i VIP, uomini e donne in grado di poter viaggiare all’estero in particolare  (dalla Cina con amore è giunto in primis ), di ritrovarsi in feste e festini, ad esserne colpiti con maggiore evidenza e quasi per primi.

Quando il virus ha continuato ad espandersi per un certo periodo non tutti abbiamo avuto in uso  mascherine, disinfettanti e guanti. Il mercato nero di tali prodotti li ha resi fruibili solo da chi li comprava a peso d’oro o  che grazie alle proprie conoscenze aveva dei canali privilegiati, fra cui i furtarelli nei reparti sanitari . Chi non ha visto il vicino che lavora alla ASL  scaricare dall’auto pacconi di presidi sanitari destinati alla protezione dal covid?. Superata però l’emergenza, con la disponibilità di tali prodotti ci siamo sentiti, finalmente ed almeno una volta nella vita, tutti nelle medesime condizioni  esistenziali.

Tuttavia presto abbiamo preso coscienza della differenza del trattamento fra gli anziani delle RSA, gli anziani in generale, i comuni cittadini di ogni età e sesso da un lato, ed i VIP citati fra cui non solo nel nostro paese, politici di grido che hanno vissuto il periodo dell’intera malattia in suite  da sogno con annesso il reparto privato di terapia intensiva.

Non sappiamo poi se la roulette russa dei respiratori, quella che se hai più di 60 anni hai diritto a morire, si sia  estesa anche a chi ha un peso maggiore, in termini di conoscenze denaro e raccomandazioni, dando loro maggiori diritti e possibilità, appunto, di vivere.

Forse no, vedendo l’abnegazione e la coscienza dei nostri sanitari, ma di truffe relative a camici, mascherine e tamponi  che hanno gettato su insospettabili l’ombra della corruzione, si è parlato e forse nei mesi a venire, quando il gigante Covid sarà retrocesso, se ne  parlerà.

Mentre siamo ancora nel pieno della pandemia e delle misure di contenimento, compare  prima del previsto lo strumento da tanti atteso, chiesto quasi per intercessione divina, IL VACCINO.

E’ presto per dire se ci saranno dei  privilegiati e, soprattutto, se sarà realmente la panacea  contro il covid-19. Di fatto colpisce che in Inghilterra la prima ad essere stata vaccinata sia stata una ultranovantenne e a seguire gli altri ottantenni: rispetto per la veneranda età o prova generale su chi a ragion veduta ha già tanto vissuto?

Consigli? Siamo già tanto disorientati  dagli eloqui di esperti, task force e politici informati, usiamo la razionalità  e decodifichiamo i messaggi che si pongono in maniera rigida ed unilaterale, dai negazionisti a chi pretende di guidare le nostre esistenze senza la nostra vigile partecipazione.

Tornando al quesito iniziale: siamo realmente tutti uguali di fronte al Covid-19? In onore della vicina festività, forse quest’anno ritroveremo un senso meno consumistico del Santo Natale, rivalutando affetti e congiunti non conviventi, dei quali la sola possibile presenza rappresenterà un dono. E che il pensiero non fugga a coloro che già da qualche giorno hanno raggiunto i loro rifugi invernali ( magari in quel di Cortina ) con palestra e centro estetico privati , a noi gente comune, negati da mesi…

Auguri a noi tutti per un Natale povero forse meno ricco  di beni ma denso di emozioni di affetto nei ricongiungimenti possibili.

 

Brindisi , 24/12/2020                        



Iacopina  Maiolo

 

 

 

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