Quest’anno
una festa della mamma meno “patinata” del solito, priva di richiami
consumistici , di retorica e banalità.
Perfino le famose “azalee” non si acquistano nelle piazze ma su prenotazione
telefonica o online, come accade per i take away e per le consegne a domicilio.
Oggi
scriviamo pagine di storia che si distaccano
da un passato recente ma anche più lontano, nell’era del corona virus,
che è giunta al pari di un cataclisma a mutare situazioni e prospettive di
vita.
Le origini della festa
della mamma le rintracciamo negli Stati Uniti nel maggio del 1870, quando un’attivista di nome Julia Ward Howe propose l’istituzione della Giornata della
madre per la pace (Mother’s Day for Peace), per manifestare
contro la guerra alla luce della figura femminile che porta in sé e protegge il
germe della vita.
In Italia fu nel 1933 che nacque
l’intento di festeggiare la mamma, infatti il 24 dicembre venne
stabilita la celebrazione della Giornata nazionale della Madre e del Fanciullo. Tuttavia è solo dal 1956 che tale giornata è divenuta una ricorrenza
annuale collocata nella seconda domenica del mese di maggio.
Da allora è divenuta per noi tutti
un’istituzione, con una ritualità che ha rappresentato finora una certezza,
come le rose, le citate azalee, i baci ed i cioccolatini a forma di cuore…
Quest’anno niente è più come prima, e quest’affermazione
è tremendamente vera, “crudamente” realistica, non fosse altro per le mamme che non sono più fra noi a causa della
pandemia; un dato indica la mortalità
femminile per corona virus come
il 30% sul totale dei decessi.
Quante le mamme che non potranno festeggiare
con i propri cari e quanti coloro che soffriranno per queste perdite
improvvise, spesso premature perché impreviste, anche quando l’età era avanzata
. Rivolgiamo loro un pensiero solidale,
oltre le facciate degli stereotipi dell’esibizionismo da balcone, affinché da questa immane tragedia possa nascere un sentire
nuovo, scia del dolore da corona virus.
Un pensiero augurale anche alle neomamme che
magari hanno affrontato parto o puerperio in lockdown, con le ansie e le difficoltà
già presenti normalmente, amplificate e nell’incertezza di quello che sarebbe
potuto accadere, in un futuro del tutto indefinito e ancora da scrivere…
Un pensiero a chi per propria volontà, per
casualità o per situazioni esterne al proprio volere, non rappresenta lo
stereotipo della madre: si può essere madri di un’idea, rappresentare e
realizzare con spirito di generosità qualcosa di importante e necessario per la
comunità, le azioni delle donne spesso sono un piccolo seme che genera vita.
Un pensiero a quante nelle istituzioni ed
agenzie educative si occupano di figli non propri nell’intento di aiutarli a
costruire percorsi futuri di vita.
Un pensiero a chi ha accolto storie di
pregresso dolore per rendere possibile ciò che non lo sarebbe mai stato, con la
cura , l’amore e la dedizione di figli giunti da altrove.
Un pensiero a mia madre che da tempo, come
recitano i versi di una famosa canzone, mi ha lasciata da sola davanti
al cielo …
Brindisi 09/05/2020 Iacopina Maiolo