Eppure è accaduto l’imprevedibile, senza
lasciarci il tempo di replicare o di esprimere un parere, e ci ha messi
difronte non solo alla nostra fragilità di singoli, ma alla fragilità estrema
di un sistema costruito nei secoli, puzzle di tessere incastrate ad arte e
capace di autorigenerarsi, malgrado le crisi, le guerre, le distruzioni…
Ma oggi è bastato toccare il tasto della vulnerabilità umana, quella inevitabilmente legata alla fragilità del corpo, per ricordarci che esiste la malattia in questo caso al di fuori di ogni prevedibilità, senza terapie comprovate , conoscenza del nemico e prognosi possibile.
Mettendo da parte le interpretazioni
sulle cause della pandemia, che trovano schierati da un lato i complottisti,
dall’altro i guerrafondai e quanti identificano all’origine del morbo un
fattore estraneo al contagio di tipo naturale, la realtà è unica, oggettiva e
terribile: non siamo in grado di fronteggiare l’evento come accaduto finora con
altre epidemie pur se anche in questi casi non esistevano vaccini o certezze di
cura.
Che fare? Abbiamo la magna carta
dei decreti governativi che è doveroso seguire pedissequamente poiché studiati
per ridurre (purtroppo non eliminare) il contagio. Abbondano i consigli,
decaloghi da social ed umorismo a volte intelligente a volte di cattivo gusto,
ognuno pare abbia qualcosa da dire e ribadire da remoto.
Dunque in libertà mi si consenta:
- prendiamo atto
della realtà e non edulcoriamola con autoinganni e false speranze, il momento è
impegnativo e deve essere vissuto con serietà ed attenzione per tutto il tempo che sarà necessario;
- cambiamo tempi e
modi della nostra esistenza organizzandola e lasciando spazi che possano
gratificarci;
- programmiamo
nuovi obiettivi da conseguire nella quotidianità, a brevissimo termine. E’messo
in discussione il convivio pasquale che riunisce le famiglie con il rientro dei
propri cari, ma in tempo più lungo, di regola in questa fase dell’anno si
programmano viaggi e vacanze per la prossima estate, quindi prendiamo atto che,
nel qui ed ora del doman non c’è certezza
- Quant'è bella
giovinezza che si fugge tuttavia: chi vuol esser lieto, sia,di doman non c'è
certezza., recitano
i versi di Lorenzo il Magnifico nella “ Canzone di Bacco”, esaltazione del
carpe diem. Dunque portiamo nel presente momenti di piacevolezze malgrado la
tragicità degli eventi
Questo è il motivo per cui ce la faremo ed andrà tutto bene, a patto però, che si accetti di mutare condizioni e prospettive, proprio come accade nel problem solving, ove la soluzione arriva repentina ed imprevista quando gli elementi presenti vengono reinterpretati in una ristrutturazione del campo percettivo e cognitivo ( cioè del mio modo di percepire e di pensare).
Dunque
accettiamo la realtà lasciando spazio alla creatività ed al cambiamento.