Italia21

Visualizzazione post con etichetta identità sessuale. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta identità sessuale. Mostra tutti i post

giovedì 2 luglio 2015

Orientamenti possibili




 
Oltre le ipotesi ( anche se sono a tutti gli effetti dogmi) bibliche che la vogliono dipendente dal prestito maschile di una costola, ho sempre pensato  che se c’è un’origine come evento di una catena eziologica, entrambi derivino da un’unica azione, gesto, intenzione, evento o chissaché, ma una sinergia che li ha resi vivi e presenti insieme. Credo fermamente, oltre la necessità ai fini della  procreazione, che non si possa vivere  senza quella presenza sessuata diversa nel genere ma  sinergica per tutto il resto e ciò che ne consegue. Mi piace immaginare che se Dio ( metafora o credo  non fa differenza  se accettiamo un ordine primigenio, un comando , un’intenzione  creatrice o un bigbang casuale ) li ha resi possibili, li  ha tratti insieme dal cappello del prestigiatore.
La psicologia, in primis la psicoanalisi ( junghiana  in particolare) ne rileva le differenze unendole in una sorta di creatura (stile Giano bifronte) che in sé possiede il germe della natura maschile e femminile 
( animus ed anima) , frutto delle interiorizzazioni di parte  paterna e  di parte materna, entrambe fondamentali per lo sviluppo di una personalità integrata ed individuata.
 E’ vero che nella bussola oltre ai quattro punti cardinali ( che sono chiaramente visibili e rintracciabili  per l’orientamento ) , ne esistono altri quattro, che in genere necessitano di uno strumento  adeguato, e di una buona competenza nella lettura, poiché passibili di interpretazioni soggettive.
Estendendo il concetto a noi , poveri esseri umani ( poveri perché complicatissimi al confronto con gli  altri  viventi  del regno animale) possiamo dire che la nostra vita è un orientamento continuo, e l’istinto ahimè gioca un ruolo secondario, e ad un certo punto  non rappresenta  più il motore del nostro comportamento. Dunque, se appena nato vado alla ricerca del seno  mosso dal primario istinto di sopravvivenza  orientato ( involontariamente , poiché spinto da un moto istintuale)  da dati sensoriali  ( olfattivi, tattili) che mi conducono all’obiettivo, crescendo  iniziano  gradualmente ad entrare nel mio modus operandi sia  la volontarietà che la valutazione di fattori che attivano quelle forme cognitive di orientamento che passo dopo passo  nel ciclo vitale divengono sempre più complesse. Secondo alcuni indirizzi e teorie costruiamo  vere e proprie mappe cognitive, intese come cartine mentali che  contengono , di quella esperienza a cui si riferiscono, gli oggetti, la conoscenza del loro uso e funzione, la loro collocazione e la reciprocità, gli elementi soggettivi legati alla  valutazione ed all’esperienza  personale.
Tornando al tema dell’orientamento, legandolo all’interesse che muove la creatura maschile e quella femminile quando deve operare una scelta, possiamo sentirci confusi, oltre che facili prede di pregiudizi e stereotipi.
La confusione può avvenire per ignoranza, informazioni distorte o strumentali , rivolte cioè ad uno scopo che non sempre è  trasparente, ma che può essere dotato di ambiguità  per raggiungere fini a noi ignoti , quali la creazione di nuove aree di interesse su cui lucrare (ne è un esempio la pedopornografia).
Inoltre la tendenza ad aderire a rigidi stereotipi può essere legata ad una confusione basata su una non conoscenza di  aspetti che spesso rimangono nell’area degli addetti ai lavori.
Cerchiamo di chiarirne alcuni.
L’identità sessuale comprende componenti che possono essere distinti ( cioè non seguire la medesima direzione ) o in rapporto di stretta sinergia : il sesso biologico, l’identità di genere, il ruolo di genere e l’orientamento sessuale.
Se il sesso biologico è facilmente identificabile poiché definisce scientificamente l’appartenenza  biologica al sesso maschile o femminile, o, per quanto attiene a disfunzioni fisiche ( quali l’ermafroditismo) l’evidenza oggettiva  e diagnostica del disturbo , non è altrettanto per gli altri componenti, che di fatto sono un mix abbastanza soggettivo e perciò pericolosamente esposto a fattori di varia natura ( in minima parte fisica , ma  soprattutto culturale, sociale, ed  esperienziale). L'identità di genere indica la percezione di sé come maschio o come femmina, della propria femminilità o mascolinità., si costruisce nell’infanzia  ed è la parte  che l’individuo sente profondamente radicata in sé.
Il ruolo di genere rappresenta  i comportamenti , l’habitus che indica nella società  l’appartenenza ad un sesso piuttosto che ad un altro . Espressione esteriore dell'identità di genere, riflette gli stereotipi dominanti in una determinata cultura, società e periodo storico. L'orientamento sessuale è la propensione, l'attrazione affettiva (sensazioni e preferenze)  e sessuale (insieme di  atti e comportamenti sessuali) verso l’altro /a .
Sappiamo che può essere etero, omo  e bi sex, ma forse non siamo informati del  fatto che non è esclusivo e nettamente differenziato come lasciano credere, ma si estende lungo un continuum che va dall'eterosessuale max all'omosessuale max , con stadi intermedi con un orientamento prevalente verso un polo o l'altro ed anche possibili atteggiamenti in senso contrario, occasionali o meno.

Ecco che forse sarebbe corretto parlare di orientamenti possibili … ma a che pro?

L’identità sessuale è argomento importante, ma delicato e personale, che non può essere trattato in un libro di testo , inserito nel POF da un preside volenteroso  ed illuminato o  somministrato ai bimbi della scuola dell’infanzia e della primaria da insegnanti che si ritengono educatori  per il superamento dell’omofobia e delle discriminazioni, siano anch’esse di genere per le pari opportunità.
Da quale necessità  nasce il disegno di legge del 18 novembre 2014 d’iniziativa di alcuni senatori denominato Introduzione dell'educazione di genere e della prospettiva di genere nelle attività e nei materiali didattici delle scuole del sistema nazionale di istruzione e nelle università” ?
E nel ddl  “La buona scuola “l’introduzione dell’obbligo per le scuole di inserire nel piano dell'offerta formativa il contrasto all'omofobia e l'educazione volta a contrastare ogni discriminazione sull'orientamento sessuale o l'identità di genere, verso quale via intende condurci?

E’ per l’accettazione delle differenze , per una cultura delle diversità che non consenta  l’omologazione , il pregiudizio e la discriminazione sociale, sia il reietto donna, omosessuale, straniero o  posto ai margini della società ( povero, barbone, folle, disabile, anziano…..) che bisogna lavorare  nelle scuole, nelle agenzie educative e nei percorsi  rivolti alla comunità degli adulti!
Perché una domanda mi sorge spontanea: che facciamo se il migrante  non è omosessuale o donna , ci sentiamo liberi di restituirlo alla frontiera o di sputargli in volto il nostro disprezzo?


Brindisi,30/06/2015                                                                     Iacopina   Maiolo






martedì 13 agosto 2013

Morire a 14 anni




Morire a 14 anni per un problema di identità sessuale. . . ed i media che fanno? Optano per un uso strumentale della notizia,  al confine fra il titolo ad effetto ed il suo contenuto politico. Di conseguenza non c’è stato giornale o tg che non abbia riferito l’episodio annoverandolo fra i disagi dei gay che non vedono riconosciuti i propri diritti o lo stand- by delle leggi sull’omofobia.



Ci siamo chiesti chi fosse realmente quel ragazzo appena quattordicenne?

Nel percorso adolescenziale la conquista dell’identità è a volte come la scalata dell’Everest…la si conquista  con la fatica ed il sudore che richiedono le grandi imprese: passo dopo passo superando ostacoli, brusche interruzioni e deviazioni dal sentiero.

Costruiva la sua identità , era alla scoperta del suo orientamento sessuale  in una fase in cui sfido chiunque a non aver avuto almeno un dubbio all’epoca, un pensiero che si insinuava talvolta fra le pieghe della coscienza creando non pochi tormenti: - non sarò omosessuale? Lesbica o gay? -



Tutto è quell’età tranne la fase delle certezze.

Bisognava che qualcuno glielo dicesse, che lo tranquillizzasse, che gli rimboccasse le coperte o gli offrisse un gelato suggerendogli che spesso l’adolescenza genera confusione e che l’ambiguità deve essere tollerata  in attesa di conferme che verranno come  consapevolezze in un momento in cui si riesce a tollerare un’eventuale differenza senza esserne travolti  giungendo all’autodistruzione.



Poveri ragazzi, generazione abbandonata  a genitori multimedia  che rispondono con voci robotiche dal multi caos di una chat o di un social ( si fa così per dire) network, identità iconiche , stereotipi di un niente che affonda le radici nel disagio globale di un' umanità in delirio .



Lui si rivolge al web, giovane eroe all’inizio del suo viaggio, e questi gli risponde da mostro ciclopico  amorale ed acefalo, rendendogli conto della sua non esistenza, disconfermando quanto realmente egli è, ed avviandolo verso il percorso estremo della rinuncia a quell’identità che aveva iniziato a costruire che culmina nella distruzione e nell’annientamento di sé.



Hanno i nostri ragazzi e ragazze un luogo ove potersi rivolgere solo per parlare od esprimere i propri dubbi o paure?

 Forse no, perché deve essere altro dalla parrocchia (oratorio o affini) per le ovvie compromissioni legate all’ideologia religiosa, altro dalla scuola per non confondere  ruoli e compiti degli insegnanti che non potranno mai diffondere una genitorialità a largo spettro ( a tutta la classe), altro dai servizi sanitari (consultori, centri di salute mentale, luoghi di cura della salute psichica quali i centri di psicoterapia) e dai servizi sociali, spesso paladini difensori di una normalità  che giudica e punisce.



Bisogna procedere alla disintossicazione dal  cyber  quasi  fosse  sostanza dopante, creando  per i nostri adolescenti luoghi  ove possano scoprire la normalità  del comunicare, che è fatto di ascolto  e partecipazione, esser emittenti e riceventi  di un dialogo ove i feedback siano rappresentati dal sorriso, la pacca sulla spalla, un abbraccio o perché no uno” spintone” per esprimere il conflitto, al posto di quei deliranti emoticon stereotipi  anaffettivi dell’atarassia   e dell’indifferenza.



Non so se la partita è persa, devo essere realista, ma ho sempre creduto che ad una fine drammatica segua un buon principio  per la legge della compensazione e dell’armonia che in qualche maniera guida i sistemi viventi 
( umani e naturali) e se questa è già la fine , nel ciclo vita morte non può esserci che una nuova vita, alba di un’umanità migliore.



Brindisi, 13/08/2013                                                           
                                                            Iacopina  Mariolo