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mercoledì 27 settembre 2023

Tutti a scuola

 


 


Siamo alle porte di un nuovo anno scolastico e si ripetono i rituali di sempre.

Fin dalle prime settimane di agosto negli ipermercati hanno fatto la comparsa grembiulini inamidati, zaini, diari e quant’altro possa essere di utilità allo studente, bimbo o ragazzo che sia.

Il rito ha accompagnato generazioni anche molto distanti fra loro. e se il materiale scolastico è indubbiamente cambiato nel corso degli anni(per me scuola è il ricordo dell’odore intenso della colla contenuta nel barattolino, quello dotato di pennello) ed anche i tempi del nuovo inizio  ( per me il primo di ottobre ), immutate sono le emozioni del rientro a scuola.

Dai quesiti che è inevitabile porsi, relativi all’età ed al percorso scolastico: quest’anno il compagno …continuerà a disturbare, riuscirò a far breccia nel cuore di.. la prof…finalmente abbandonerà quell’aria severa che mi fa paura… reggerò l’ansia delle interrogazioni ? 

alle promesse segrete di impegno e di riuscita nello studio che forse non  verranno esplicitate per evitare di mostrarsi bravi ed obbedienti oltre misura e per non perdere l’aria da “duri”.

Oltre al rientro ci sono gli inizi di nuovi cicli di studi e l’inizio di tutto(la scuola dell’infanzia,), come dimenticare le ansie legate a tali eventi e quel fatidico primo giorno, quello assoluto…non c’è festa dell’accoglienza (in uso da qualche anno) che cancelli, se non l’ansia da separazione, anche quel senso di vuoto, piccolo o grande che si attorciglia allo stomaco e al ventre…

Con stima e rispetto mi avvicino a questi piccoli grandi eroi e sussurro il mio augurio di un anno sereno, con realizzazioni in sintonia con i propri bisogni e desideri.

 

Brindisi,08/09/2023                         Iacopina Maiolo

 

 

 

 

 

 

 

giovedì 4 giugno 2015

La buona educazione



Soffermandoci sull’etimologia del verbo educare  risalendo all’illustre Pietro Ottorino Pianigiani ( magistrato, politico e cultore di linguistica, autore, nel 1907, del “Vocabolario etimologico della lingua italiana ), rileviamo che deriva dal latino ed è composta dalla particella e ( da, di, fuori) e dal verbo ducere ( condurre,trarre ):

aiutare con opportuna disciplina a mettere in atto, svolgere, le buone inclinazioni dell’animo e le potenze della mente, e a combattere le inclinazioni non buone; lo è condur fuori dai difetti originali della rozza natura, instillando abiti di moralità e di buona creanza; altrimenti allevare, istruire…

A questo punto è necessaria una riflessione su chi è ( o sarebbe giusto che fosse) l’educatore e l’educando.

Se consideriamo il genitore e la famiglia la fonte originaria dell’educazione e l’oggetto il figlio/a , ne deriva che il compito primigenio è immane , di gran lunga superiore alle energie e risorse( fisiche, psiche e materiali) dell’educatore, perciò il processo educativo appare destinato a deficit e mancanze di vario tipo ed intensità, in ogni caso  l’obiettivo , ove venga raggiunto, è parziale e difficile da conseguire.
Ecco che nello specifico dell’educando bimbo o giovane intervengono attori vari dividendo i compiti sulla base delle competenze e dei ruoli di ciascuno. Dalla scuola ( definita non a caso agenzia educativa per eccellenza ) ai gruppi e contesti  ricreativi  ed espressivi (sport, hobby) o di approfondimento culturale ( musica, lingue straniere, informatica) e morale-religioso ( oratorio, catechismo ), la lista  si allunga alla luce delle multiattività  offerte a vario titolo da associazioni, enti ed aggregazioni sociali.

Fin qui niente di strano, ma se intendessimo  approfondire i progetti educativi di ciascun ambito, alla luce dell’ ovvia considerazione che l’obiettivo primario di ciascuna attività dovrebbe essere l’educere  come da etimologia, potremmo non trovare risposta se non addirittura  toccare la vacuità delle varie proposte dal punto di vista educativo.

Qualora  chiedessimo all’operatore, animatore, allenatore…( di una ludoteca, struttura, ricreativa, centro vacanze etc..) quale l’obiettivo ed il programma educativo dell’attività proposta, correremmo il rischio di suscitare risposte varie che vanno dall’ilarità allo strabuzzare gli occhi, all’essere trattati come i rompiballe di turno; e se ricordassimo loro che sono in primis educatori di educandi, potremmo doverci  preparare  ad esplosioni verbali  o altre animosità nei nostri confronti, tacciati quantomeno di inopportuni se non proprio di importuni.

Fin qui ci potrebbe anche stare ( secondo il gergo in uso) perché potrebbe dipendere  dall’impreparazione del singolo ( anche se non dovrebbe essere accettabile), ma che dire quando è l’istituzione scolastica che non fornisce nei suoi POF tracce e percorsi  educativi chiari e visibili  o meglio tangibili e perché no, anche costruiti, almeno sommariamente, secondo programmazioni calate nel contesto individuale e sociale dell’educando?

Le esternazioni renziane diffuse dalla rete volte alla difesa del decreto la Buona scuola non ci hanno condotto a rilevare le tracce di quei percorsi ed obiettivi educativi dai quali non si può prescindere se si intendono l’insegnamento e l’apprendimento  come medium  per l’acquisizione di strumenti che , riprendendo la definizione del Pianigiani :

emancipino dalla rozza natura verso la moralità e la buona creanza;

stimolino le potenze della mente;

contrastino le cattive inclinazioni dell’animo a favore delle buone.

In questo senso l’educazione è da intendere come processo non limitato all’individuo che affronta un percorso di crescita in funzione dell’età, ma in senso più ampio l’educando è colui che vuole o deve poter affrontare una fase evolutiva  che comporta un cambiamento  verso aree di progresso e civiltà ( l’educativa della comunità è un’area fondamentale nei progetti di prevenzione).

Dunque una domanda sorge spontanea: non sarebbe il caso di sostituire per i nostri politici le scuole di formazione alla politica ( ove ancora esistano ) con percorsi ( almeno)  di alfabetizzazione educativa che, sempre  nell’ottica pianigiana li conducano a superare le rozzezze, ad acquisire moralità e buona creanza, a sviluppare le potenze della mente e le buone inclinazioni dell’animo?


Brindisi,04/06/2015                    Iacopina  Maiolo

martedì 18 marzo 2014

La scuola che (s)valuta



 
Ripensando alla maieutica socratica per cui l’insegnante ha come scopo quello di sostenere il discepolo nel processo formativo che altro non è se non l’espressione di sé, l’acting out di quanto viene interiorizzato e dunque espresso in un movimento che va dall’interno all’esterno, la figura del maestro per Socrate assomiglia più ad un ostetrico che ad un dispensatore di conoscenze al fine di  valutare i meriti dell’allievo.

Quest'ultima figura, dalla  Gelmini in poi, rappresenta l’odierna classe docente e, diciamo così, la postmoderna concezione della scuola italiana e dei suoi obiettivi.

Il povero Socrate resterebbe fulminato questa volta, non tanto dalla cicuta, quanto dalla miserevole condizione in cui versa l’attuale sistema scolastico italiano; tuttavia, per onestà di conoscenza, trovo opportuno riferirmi nello specifico al contesto socioculturale di vicinanza, , quello della cittadina del Sud e del Salento ove vivo e lavoro,  Brindisi.

Dopo anni di battaglie di manziana ( il maestro Manzi di “Non è mai troppo tardi”) memoria per rendere il sapere fruibile dai molti e di battaglie condotte da illustri  pedagogisti quali Bloom e non ultimo Turner ( sulla dimensione pedagogico sociale della differenza ) che hanno  introdotto a fronte dell’uguaglianza di risultati scolastici l’uguaglianza di opportunità, che equivale a dire -  chi meno ha in partenza ha diritto ad avere di più lungo il percorso scolastico affinché possa conseguire  in modo equo i risultati raggiunti da chi ha  dei requisiti di base superiori - oggi si  sente parlare di meritocrazia  basata ahimè su degli assunti più vicini alla predestinazione  per mezzi  e strumenti  posseduti che non per meriti acquisiti con la fatica e la determinazione individuale.

Ma i meriti si acquisiscono se un insegnante cessa di essere un dispensatore di conoscenze dall’alto della sua cattedra (reale o metaforica) ed un valutatore svalutante per molti ed accondiscendente per pochi: in questa maniera  i meriti altro non sono che i privilegi di pochi.

Occorrono insegnanti al fianco dei nostri bambini e ragazzi , capaci di elaborare transfert e controtransfert che inevitabilmente entrano in gioco nella relazione insegnante allievo, che non a caso viene indicata (almeno un tempo lo era) come relazione educativa; dotati di ascolto ed empatia; in grado di usare il cuore nel rapporto con l’alunno e con la disciplina che trasmettono.

Se alla base non c’è amore per i propri discepoli , per l’attività dell’insegnamento e per le modalità con cui si esplica, è meglio cambiar rotta, trovare il coraggio di fare outplacement ( ricerca di nuove opportunità professionali ) lasciando il passo alle tantissime giovani figure  di insegnanti dilaniate da quell’amore che non possono esprimere in quanto inoccupate o precarie ( se mai ciò accade ).



Tre i punti sostanziali prima di qualsiasi riforma  del sistema scolastico

-        una preghiera al neoministro del lavoro : rivediamo  almeno il sistema pensionistico degli  insegnanti, strumento indispensabile ed opportuno per consentire il ricambio  energetico e motivazionale;

-        l’istituzione  per i docenti almeno fino alla scuola secondaria inferiore,  dell’obbligo inderogabile alla frequenza curricolare annuale a percorsi formativi   rivolti al sé dell’insegnante e non solo alla lettura dei comportamenti dell’ alunno, in  tema di ampliamento della conoscenza di sé, educazione all’ascolto, intelligenza emotiva ;

-        l’introduzione di un sistema di valutazione dell’integrità e dell’adeguatezza oltre che pedagogica, psicoaffettiva e relazionale dell’insegnante.



Anche quest’ultimo punto inderogabile  e posto a tutela dell’integrità e del benessere psicologico degli alunni e, credetemi, urgente ed indispensabile.



Brindisi, 18/03/2014                                          Iacopina  Mariolo