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giovedì 18 febbraio 2021

Il mare d’Inverno

 



Nelle passeggiate brevi e fugaci verso il mare da novembre inoltrato  in poi ( nei nostri luoghi è consuetudine frequentare i lidi oltre l’estate, costume e bagno compresi,  quando altrove già i camini accesi indicano l’arrivo della stagione fredda ), l’obiettivo è non solo colmare il cuore con i ricordi della stagione trascorsa, ma riprendere la certezza che lui c’è e che conserva la bellezza ed il mistero di sempre.

Il contatto è privo di quella sinestesia che lo accompagna d’estate, quando tutti sensi , in un mix piacevole, ci fanno cogliere la sua presenza: odore, calore , la sabbia che massaggia i piedi, le sue acque sempre più fresche rispetto alla gradazione a lui esterna, sapore salmastro sulle labbra e la pelle.

D’inverno il contatto riempie i vuoti della sua assenza , come per un bimbo che  ha lasciato il grembo materno e lo ritrova ad occhi chiusi, annaspando fra sensazioni indelebili , che le distanze ed il tempo non potranno mai cancellare.

Mi piace veder riaffiorare i ricordi, anche quando la tramontana d’inverno spazza via gli odori di memorie estive vicine o lontane nel tempo (  dai falò dei migliori anni ai castelli di sabbia di manine creative, spettacoli di bellezza per amore materno, a quant’altro appartiene a scrigni segreti…)

Per noi marinai di terra, l’assenza del mare per lontananza fisica e geografica determina non solo nostalgia, ma sgomento e bisogno del ritorno. Anche d’inverno, appunto, chi fa rientro se pur breve nella terra nostra ripercorre il sentiero che lo porta verso l’amato per coglierne l’essenza e portarla con sé dovunque vada.

Ha resistito, il mare nostrum, alle invasioni sanguinarie dei Saraceni, al senso del  possesso degli Svevi Angioini, all’arroganza borbonica ed alle vicissitudini legate alla forza bellica mondiale .

Oggi resiste alla plastica, all’inquinamento industriale,  al degrado ambientale delle sue coste, provocato  un po’ per incuria un po’ per disamore  da chi ha la forza del potere ma non delle azioni.

E noi aspettiamo, noi marinai di terra, sperando che non giunga un altro lockdown ad imprigionare le nostre anime in lontananze sofferte  dal nostro amato mare.

 18/02/2021                                Iacopina Maiolo               


mercoledì 28 agosto 2019

Riflessioni di fine estate


 

 

Penso che l’estate rappresenti a qualsiasi età l’esplosione dei sensi. Non a caso gli oleandri raggiungono il massimo del loro splendore vegetativo e cromatico nel mese di giugno, quando la promessa dell’estate si rinnova come ogni anno.

Ogni stagione porta con sé un humus che si traduce in un sentire particolare che appartiene solo a quella specifica fase dell’anno.

Il corpo d’estate abbandona la schiavitù degli abiti, degli strati di tessuto coprente che avvolge e nasconde.

L’estate, per la leggerezza che l’accompagna, dovrebbe essere stagione di viaggi e di recupero del contatto con la natura.

E’ vero che il caldo, ormai reso eccessivo dalle turbe climatiche, spesso appanna la volontà del movimento ed induce alla pausa in zone refrigerate, ma sono proprio questi spazi di tempo liberi dai pensieri di una quotidianità opprimente, che consentono di indugiare fra le problematiche non risolte, prendendo consapevolezza dei rimedi e delle soluzioni alternative.

Gli odori, le percezioni tattili a fior di pelle ,  le goccioline del sudore che immancabilmente il corpo profonde a temperature con gradi elevati di umidità, dovrebbero essere stimolo unico ed  insostituibile per riflessioni immediate e veloci , possiamo dire umorali, sulla vita, sul sé e sul significato del cammino intrapreso.

Il Salento, con la pizzica , usa  il colore rosso della passione che  invade il corpo e la mente finché la psiche trovi il giusto spazio di espressione.

Ecco che la pizzica è un ballo d’estate: nei vicoli , nelle piazze di antichi centri storici e nelle masserie, nelle antiche torri saracene…. I capelli delle donne sono sciolti ed arruffati, gli effluvi dei corpi sono in sintonia con il movimento che esalta le passioni e libera dalle nevrosi.

Il sole, altro elemento cardine di ogni estate, se amato e gestito nella giusta misura, accarezza la pelle e le sinuosità del corpo, ricordando che altro non siamo se non seme, e non solo all’inizio, ma ogni giorno, seme di ogni possibile nuova consapevolezza e cambiamento a qualsiasi età. Il sole genera, incuba, risveglia e nutre anche in prossimità di psiche dormienti o alterate che non riescono a fruire dei ritmi cicardiani dell’esistenza. Non a caso la sua assenza o carenza produce il calo della serotonina, amica della vita sinaptica e dell’umor cerebrale.

Che dire dei frutti golosi dai colori accesi, succosi e ricchi di acqua colorata di cui il corpo necessita, risposta naturale al bisogno ed al piacere alimentare?

 Per me, salentina per radici ed innesti di vita se non per legami di origine familiare, l’essenza dell’estate è rappresentata dal mare.

Descrivere cos’è il mare per me, è opera ardua, più che difficile, rappresenta infatti l’essenza della mia nascita, del vivere e del divenire.

Per tutti noi, qui, abitanti e visitatori, è l’essenza dell’estate: l’odore del mare, il suo movimento ora estremo ora appena percettibile nello sciaquio debordante del bagnasciuga, la ricchezza che è chiusa in lui, il senso che comunica con il linguaggio degli animali che vi trovano dimora  quando abbiamo il coraggio di non distruggerli e di osservarli nella loro interezza e bellezza.

Il movimento del mare può aiutare a ritrovare la giusta andatura psichica, laddove la psiche appare lenta o dormiente in risposta ad eventi e percorsi di vita che ne hanno segnato il cammino, il movimento forte delle onde la trascina in una danza ricca di spuma e di vitalità; se la psiche è fin troppo attiva, si calma e si acquieta assorbendo e  distribuendo le energie in eccesso come le miti onde che lambiscono il bagnasciuga…

(Pablo Neruda, “Ode alla Speranza”
…..mi colmi / e mi trabocchi,/tutto il mare,/tutto il cielo,/movimento/e spazio,i battaglioni bianchi/della schiuma….e il mare, il mare,/aroma sospeso,/coro di sale sonoro….)

Dare un senso alle stagioni ed al rapporto con il corpo, la mente e la psiche, significa ritrovare il nostro ruolo all’interno della natura  come elementi naturali inseriti in un  sistema che ci riunisce tutti , dal filo d’erba alla tigre del Bengala...(  Canto d’amore di H.Hesse

Io sono il cervo, il capriolo tu, tu sei l’uccello e l’albero son io,
il sole tu ed io la neve, tu il giorno sei, il sogno io.)

 

Ritrovare questo nostro ruolo all’interno della natura significa anche trovare spazi per la sua protezione, oggi resa sempre più difficile per i danni ed i dolori che le sono stati inflitti.

 

Brindisi 27/08/2019                                
                                                Iacopina Maiolo

 

 

 

   

 

 

giovedì 14 giugno 2012

UN' ALTRA ESTATE DA RACCONTARE


Tutto scorre, è giunta un’altra estate 
( un’altra estate da ricordare…) o da raccontare? Non ricordo bene il pezzo dei primi anni ’70 .

Il tempo passa inesorabilmente perché oltre la convinzione che sia uno strumento relativo e legato al mondo della soggettività, segna e continuerà a segnare oggettivamente i passi del nostro percorso di vita.

Da proletaria del mare senza fissa dimora, anche quest’anno ho scoperto che niente è cambiato, ogni piccolo spazio libero della litoranea Punta Penne -  Apani è invasa  da questa povera cittadinanza brindisina  che finalmente ha scoperto che il mare cura  (o meglio riduce) gli effetti del carico inquinante che sopporta tutto l’anno e non appena può corre a respirare quel po’ di aria libera dal carbone  e dallo smog cittadino.

Eppure è bella  la costa brindisina: il mare… “ aroma suspendido,coro de sal sonora “ ( da Ode alla speranza di P. Neruda ), noi non potremmo fare a meno del mare, sul bagnasciuga le nostre orme, da piccoli a grandi. Penso che i luoghi del mare abbiano catturato le nostre risate, i nostri scherzi, i pianti, i giochi, gli amori….
Tutto questo   rappresenta il mare per noi, brindisini  per patria e/ o  per amore.. per questo accettiamo di percorrere falesie sbriciolate dall’incuria degli amministratori, di stendere i teli, aprire sdraio ed ombrelloni  nel  cimitero della plastica, del vetro , dei contenitori di dubbia provenienza , sistemando nella discarica prescelta anche il gazebo ed il frigo portatile unitamente al tavolino con la tovaglia e le stoviglie  pulite, perché le donne brindisine  amano pulire, rassettare, stirare e ti immagini che brutta figura se in mezzo al porcile la nostra tovaglia avesse una macchia?
I giovani, i ragazzi e le ragazze ogni anno si ricordano di avere un progetto, un’idea per mettere su un lido, uno spazio attrezzato lungo la costa.. “ma come fai? Non ti danno la concessione neanche se vuoi pulire e sistemare.. aspettiamo tempi migliori! “
Poi tocca agli adulti, a quelli che hanno memoria della Sciaia, dell’Estoril e di…”come si chiamava quel parco ora abbandonato e per fortuna casa dei barboni e dei cani? Che bello che era, speriamo che il nuovo sindaco lo faccia ricostruire più bello di come lo ricordo…”

A questo punto una domanda mi sorge dal cuore e non so a chi rivolgerla:
“Ma le macerie di contrada Sbitri, che fine hanno fatto?”

Brindisi, 14/06/2012                                   Iacopina Mariolo