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mercoledì 28 agosto 2019

Riflessioni di fine estate


 

 

Penso che l’estate rappresenti a qualsiasi età l’esplosione dei sensi. Non a caso gli oleandri raggiungono il massimo del loro splendore vegetativo e cromatico nel mese di giugno, quando la promessa dell’estate si rinnova come ogni anno.

Ogni stagione porta con sé un humus che si traduce in un sentire particolare che appartiene solo a quella specifica fase dell’anno.

Il corpo d’estate abbandona la schiavitù degli abiti, degli strati di tessuto coprente che avvolge e nasconde.

L’estate, per la leggerezza che l’accompagna, dovrebbe essere stagione di viaggi e di recupero del contatto con la natura.

E’ vero che il caldo, ormai reso eccessivo dalle turbe climatiche, spesso appanna la volontà del movimento ed induce alla pausa in zone refrigerate, ma sono proprio questi spazi di tempo liberi dai pensieri di una quotidianità opprimente, che consentono di indugiare fra le problematiche non risolte, prendendo consapevolezza dei rimedi e delle soluzioni alternative.

Gli odori, le percezioni tattili a fior di pelle ,  le goccioline del sudore che immancabilmente il corpo profonde a temperature con gradi elevati di umidità, dovrebbero essere stimolo unico ed  insostituibile per riflessioni immediate e veloci , possiamo dire umorali, sulla vita, sul sé e sul significato del cammino intrapreso.

Il Salento, con la pizzica , usa  il colore rosso della passione che  invade il corpo e la mente finché la psiche trovi il giusto spazio di espressione.

Ecco che la pizzica è un ballo d’estate: nei vicoli , nelle piazze di antichi centri storici e nelle masserie, nelle antiche torri saracene…. I capelli delle donne sono sciolti ed arruffati, gli effluvi dei corpi sono in sintonia con il movimento che esalta le passioni e libera dalle nevrosi.

Il sole, altro elemento cardine di ogni estate, se amato e gestito nella giusta misura, accarezza la pelle e le sinuosità del corpo, ricordando che altro non siamo se non seme, e non solo all’inizio, ma ogni giorno, seme di ogni possibile nuova consapevolezza e cambiamento a qualsiasi età. Il sole genera, incuba, risveglia e nutre anche in prossimità di psiche dormienti o alterate che non riescono a fruire dei ritmi cicardiani dell’esistenza. Non a caso la sua assenza o carenza produce il calo della serotonina, amica della vita sinaptica e dell’umor cerebrale.

Che dire dei frutti golosi dai colori accesi, succosi e ricchi di acqua colorata di cui il corpo necessita, risposta naturale al bisogno ed al piacere alimentare?

 Per me, salentina per radici ed innesti di vita se non per legami di origine familiare, l’essenza dell’estate è rappresentata dal mare.

Descrivere cos’è il mare per me, è opera ardua, più che difficile, rappresenta infatti l’essenza della mia nascita, del vivere e del divenire.

Per tutti noi, qui, abitanti e visitatori, è l’essenza dell’estate: l’odore del mare, il suo movimento ora estremo ora appena percettibile nello sciaquio debordante del bagnasciuga, la ricchezza che è chiusa in lui, il senso che comunica con il linguaggio degli animali che vi trovano dimora  quando abbiamo il coraggio di non distruggerli e di osservarli nella loro interezza e bellezza.

Il movimento del mare può aiutare a ritrovare la giusta andatura psichica, laddove la psiche appare lenta o dormiente in risposta ad eventi e percorsi di vita che ne hanno segnato il cammino, il movimento forte delle onde la trascina in una danza ricca di spuma e di vitalità; se la psiche è fin troppo attiva, si calma e si acquieta assorbendo e  distribuendo le energie in eccesso come le miti onde che lambiscono il bagnasciuga…

(Pablo Neruda, “Ode alla Speranza”
…..mi colmi / e mi trabocchi,/tutto il mare,/tutto il cielo,/movimento/e spazio,i battaglioni bianchi/della schiuma….e il mare, il mare,/aroma sospeso,/coro di sale sonoro….)

Dare un senso alle stagioni ed al rapporto con il corpo, la mente e la psiche, significa ritrovare il nostro ruolo all’interno della natura  come elementi naturali inseriti in un  sistema che ci riunisce tutti , dal filo d’erba alla tigre del Bengala...(  Canto d’amore di H.Hesse

Io sono il cervo, il capriolo tu, tu sei l’uccello e l’albero son io,
il sole tu ed io la neve, tu il giorno sei, il sogno io.)

 

Ritrovare questo nostro ruolo all’interno della natura significa anche trovare spazi per la sua protezione, oggi resa sempre più difficile per i danni ed i dolori che le sono stati inflitti.

 

Brindisi 27/08/2019                                
                                                Iacopina Maiolo

 

 

 

   

 

 

venerdì 14 agosto 2015

Un ferragosto da ricordare




                                                                             ( Lago del Cillarese Bridisi )
Dal latino feriae Augusti , giorni di  riposo dell'imperatore Augusto, è una  festività  stabilita nel 18 a.c. dall’imperatore Augusto per ritemprare lo spirito  ed il corpo del suo popolo, dopo i raccolti estivi ed in vista delle fatiche prossime quali la vendemmia e la raccolta delle olive.
La data era fissata per il primo di agosto, fu la chiesa cattolica, in epoca cristiana, a modificarla per abolire i riti pagani spostandola al 15, giorno che coincide con il rito liturgico dell’Assunzione di Maria ( festa dell’Assunzione).
In epoca fascista la festività venne supportata da una serie di iniziative del regime: le gite per le famiglie dei meno abbienti, che potevano fruire di bonus di viaggio nei giorni 13-14-15 ( i “ Treni popolari di ferragosto”). Poiché le gite non prevedevano il pasto, si potrebbe far risalire ad allora l’usanza del pranzo a sacco  che caratterizza la tradizione ferragostana.
Fra meteo ( allarmi e rassicurazioni ), sciami di migranti sulle coste, proclami trasmessi via  tweet dai politici   ormai in località vacanziere  da vip con costumino e bibita ghiacciata ed in riga con il principio - è bene tirare sempre acqua al proprio mulino ( il partito ) quando le elezioni si affacciano all’orizzonte – anche quest’anno noi, persone comuni , abbiamo un Ferragosto da organizzare.

Immagino l’aspirante prof indotto dalle riforme renziane ad inserire dati e preferenze in vista della assunzione straordinaria dei  precari della scuola con la data in scadenza al 14 di agosto; chi ha riposto  nel cassetto una lettera di licenziamento o messa in mobilità; chi è travolto dai conti i rosso o quasi; chi ha subito un torto, un’ingiustizia ed è in prima linea  a combattere per i propri diritti in un sistema sociale ed economico che ad oggi non tutela i deboli, gli emarginati e chi vive un qualsiasi stato di disagio… immagino questa schiera o meglio popolo di sfigati cui la maggior parte di noi appartiene ( per un motivo o per un altro ) ad occuparsi di futili faccende quale una gita al  mare  ed una parmigiana di melanzane da preparare.

Se c’è un presente da vivere dunque, cerchiamo di renderlo il migliore possibile: mettiamo fra parentesi quanto possiamo, rivolgiamo un pensiero di solidarietà a chi nel mondo resterà prigioniero dei suoi malesseri ( guerra , fame, povertà, malattia…) e prepariamoci con serenità alla gita di Ferragosto, anche con convivialità, perché no,  magari contattando un parente od un amico che non sentiamo da tempo per un torto subito o da noi arrecato….

Brindisi,14/08/2015                                                              Iacopina Maiolo





venerdì 22 luglio 2011

La freschezza del cocco



Cocco cocco fresco cocco bello.........signurì ne vulite assaggiare? mmmm …
Simon camminava lungo la spiaggia offrendo ai bagnanti accaldati un frutto della sua terra: la Giamaica.......Ma che ci faceva lì, e poi con quell'accento buffo da napoletano acquisito .
Si sforzava di ricordarsi la sua lingua originaria , il suo  dialetto patwa .
Aveva da tempo lasciato perdere  la musica, da quando si era gravemente ammalato....si toccò la gola e sentì sotto le dita  il “cordone” della cicatrice, spessa e sopraelevata , un ricordo , al tatto , dell'operazione subita : un cancro alla gola, con il risultato di un addio definitivo al canto , certo, poteva parlare, anche alzare la voce per offrire il suo cocco bello, ma non di certo cantare...gracchiante era il suono che le corde vocali residue gli consentivano, fischiare si, quello poteva farlo e mentre camminava sul sentiero infuocato che oggi percorreva fra ombrelloni, sdraio, giochi di bimbi e corpi sdraiati o in movimento, si allontanava da tutto e soffiando fra le labbra nella giusta maniera produceva l'armonia che guidava i suoi passi a ritmo di reggae. Con i calzoni arrotolati su quelle lunghe e nere gambe, era veramente un belvedere ...sembrava un animale esotico irrimediabilmente perso in quello spazio di mare che pareva una tinozza di acqua sporca riscaldata al sole.....Ma nella sua mente e nel suo cuore, al ritmo solare che lo faceva ancheggiare nel sentiero ad ostacoli del lido O’ sole di Napoli.....c'era il mare della Jamaica. delle corse del bimbo scalzo con i grandi occhi neri ridenti , i mossi capelli carezzati dal vento della sua isola fra i richiami della  lingua originaria ed i colori della sua gente e dei suoi luoghi..

A tutto questo pensava Simon ….certo di anni ne erano trascorsi dal suo arrivo nel paese do’ Vesuvio..era il 1975 ed aveva 30 anni allora, ora ne aveva...66 o giù di lì .
Da quando non poteva più cantare , suonare  e muoversi a ritmo di reggae , per guadagnarsi da vivere vendeva collanine e braccialetti che annodava con attenzione inforcando i suoi occhiali da presbite( in questo si era occidentalizzato, certo) sulla soglia della sua casa  che a dir la verità non era messa tanto male, aveva  avuto buon gusto Simon ed un piccolo gruzzolo da investire  per i propri confort.
Il divano, una buona cucina con forno, la lavatrice etc..compresa la tv con schermo piatto………ma i soldi erano finiti e per vivere ora l’estate vendeva anche il cocco, in spiaggia, a 66 anni e con il caldo sulla testa…….
Ma lui non era lì, era nel suo mare, quando andava a pesca con suo padre  l’odore che sentiva era tutto racchiuso lì, nella barca , nel mare che solcava,  nelle braccia forti ed odorose di pesce di papà Samuel .

Picchio Paco se n'è andato,se n'è andato giù al mercato,al mercato gli hanno detto Picchio Paco piccoletto. Piccoletto io non sono, tanto grande diventerò tanta pappa mangerò, tante ninne io farò sarò grande, grande sì, com'è grande il mio papà..
Questa è la ninna nanna di  mamma... il ricordo di lei  è sempre stato intenso, profondo come una lama di coltello che affonda nel cuore, doloroso……le braccia calde ed il seno odoroso di mamma Keonia .. fa caldo oggi coccoo  cocoobellooo cocco fresco…
Mamma mi compri il cocco.? Va bene ma fai il bravo…signore..ehi signore…un bel pezzo di cocco fresco .. mamma mammaaaa  non mi risponde ! voglio il coccoooo….

Simon accarezzò dolcemente la testa di quel bimbo sudato e capriccioso e riprese a camminare,. leggero questa volta, perché non aveva più bisogno di portare con sé il cesto con il cocco e l’acqua fresca ..che strano le sue gambe erano leggere come il suo corpo  riflesso nel mare; vide la sua immagine e  pensò che  così snello e muscoloso, con i capelli neri e le treccine, la camicia sbottonata fino alla  fascia degli addominali , non era  poi male…

Sollevò la testa e da lontano lo colpì quel corpo di vecchio che sembrava dormisse, provò un senso di affetto misto a pietà   ma fu solo un momento, riprese a camminare lieve lieve.
Aveva deciso di tornare a casa….                                  

22 luglio                                                                Iacopina Mariolo