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venerdì 1 aprile 2022

Uomini e donne

Assistiamo purtroppo quotidianamente ormai, all’irreparabile, al gesto estremo che conduce una donna alla morte, per mano di un uomo.

Li chiamiamo comunemente femminicidi, ma il termine corretto sarebbe oltraggio alla natura umana.

E’ non solo un’offesa alla vita ma a ciò che una donna rappresenta, nel bene e nel male, nella buona e nella cattiva sorte: madre, moglie, compagna, amante, amica, sorella, compagna di banco, compagna di cammino, collega, consolatrice, confidente ….

Non siamo qui ad indicare le cause, le motivazioni, le spiegazioni sociali, psicologiche che potrebbero sottendere a tali gesti, che se ne parli altrove ma con senso della misura, senza ricerca di audience come accade purtroppo nei talk show e nelle varie trasmissioni che si occupano di  cronaca nera. Che si abbandoni quella disposizione che tratta la tragica notizia con l’atteggiamento di chi intende lucrare sul dolore incommensurabile dell’evento, nel rispetto della dignità delle donne offese.

Siamo qui pertanto a considerare un aspetto troppo spesso trascurato se non mai considerato: in questo gesto estremo l’uomo non uccide solo la donna, ma sé stesso. Uomo e donna infatti rappresentano una natura bifronte, unità imprescindibile se pur distinta in caratteristiche precipue, cioè il senso dell’esistere di una parte è dato dall’esistenza dell’altra.

Nella teoria junghiana il maschile ed il femminile sono parti che abitano nella psiche di ognuno non da ospiti ma da residenti. Jung introdusse gli archetipi di Animus e Anima, che rappresentano le energie del maschile e del femminile presenti nella psiche di entrambi i sessi. Per Jung in ogni persona, per un corretto funzionamento psichico, deve avvenire un’integrazione fra questi due aspetti: l’uomo deve aprirsi all’accoglienza dei propri aspetti più femminili, emotivi e sensibili, ed alla stessa maniera la donna deve essere pronta ad  accogliere quelli aspetti maschili di sé legati all’assertività, alla curiosità ed alla penetrazione nei confronti del mondo.

Nel percorso di vita, e quando la personalità è sufficientemente matura, cioè ha interiorizzato nel proprio funzionamento psichico gli archetipi dell’Anima e dell’Animus, entrambi, nella loro azione individuale o nell’integrazione, rappresentano una guida nell’esplorazione di sé e del mondo.

Qualora questo processo di coabitazione non si realizzi, per scarsa consapevolezza della doppiezza della nostra natura, oltre che per carenze legate allo sviluppo, verrà ostacolato il benessere psichico individuale. e sorgeranno dei meccanismi disfunzionali con espressione di disagio e di patologie psichiche. 

E questo non è poco: perché ne deriva che il gesto dell’offesa distruttiva nei confronti della donna non può non rappresentare per l’uomo la distruzione di una parte di sé.

Brindisi,31/03/2022                    



  Iacopina Maiolo

 

 

 

giovedì 24 novembre 2016

La casa dell’anima





Parlare oggi di anima appare fuori luogo ed il termine quasi obsoleto.

A Carl Justav  Jung (18751961) uno dei padri della psicoanalisi, dobbiamo  la teorizzazione dell’esistenza, nella psiche, di due elementi distinti ma intercomunicanti come due parti di un tutto, il doppio aspetto che caratterizza l’essere umano : l’animus e l’anima.

Presenti nell’inconscio collettivo, e quindi esistenti  come materia primordiale costituente dell’inconscio indipendentemente dal tempo, dalla cultura  e dalla società, rappresentano l’uno la parte maschile, l’una la parte femminile.

Anima è il femminile interiorizzato , Animus il maschile, presenti in ogni individuo indipendentemente dal sesso di genere.

Con Jung dunque possiamo dire che il concetto  strettamente religioso del termine  viene traslato (trasferito) nell’area di pertinenza psichica.

All’anima, intesa  nella cultura religiosa come la  parte divina che è in noi, tuttavia già nell’antichità con Socrate e poi  Cartesio, Kant ed Hegel ( per citarne alcuni ) erano state attribuite in modi diversi caratteristiche umane e legate all’esistente.

Il dibattito su cosa sia l’anima e dove alberghi rimane tuttavia aperto alla luce del materialismo della civiltà postindustriale del terzo millennio.

Se la scienza e la ricerca in campo medico definiscono  in maniera sempre più adeguata e corretta i processi neurofisiologici alla base di comportamenti legati alla sfera emozionale e del “sentire”, il percorso interpretativo  e la relativa area di interesse per le persone comuni, sembrano  relegati nelle cantine dell’inconscio, senza avvertire il bisogno di recuperare, come si fa con un buon vino di annata,  quelle componenti che hanno reso  l’anima ed il suo sentire indispensabili per la completezza e l’elevazione dell’essere umano.

Come sia stato possibile un  simile processo involutivo è una questione di cui si dovrebbe dibattere per evitare la perdita definitiva o la messa in rimozione di quei meccanismi non razionali ( o meglio intangibili ) costitutivi e caratterizzanti l’essere umano.



Esaminiamo, alla luce dei  cambiamenti culturali, sociali  e di costume, come siano mutate alcune espressioni che descrivono il coinvolgimento dell’anima e del suo sentire:

-        fare l’amore considerato ormai  obsoleto è stato sostituito da tempo dal fare sesso

-        provare una forte emozione nel gergo comune è botta di adrenalina

-        l’innamoramento e le sue sensazioni si traducono in avere le farfalle nello stomaco



L’elenco si allunga se inseriamo la lunga  serie di emoticons, alternative grafico espressive alla descrizione di stati d’animo.



Le sensazioni dell’anima espresse in maniera poetica  ma anche unica, soggettiva, poiché la descrizione altro non può essere che quanto avvertito a livello individuale e differente da individuo ad individuo, appartengono ormai al passato e le alternative che la maggior parte delle persone unite nella rete globalizzante della multimedialità usa , al confronto sono rozze, basse ( cioè istintuali contrapposte all’elevazione dell’anima ), ahimé , spesso volgari.

Proviamo dunque a recuperare gli aspetti di un sentire profondo,  tipici dell’essere umano , perché non dimentichiamolo, l’anima ha dimora in  ognuno di noi  e tutti siamo poeti  pur senza essere Leopardi …


Brindisi, 24/11/2016                                          Iacopina Maiolo