Italia21

lunedì 11 aprile 2022

In tema di narcisismo (usi ed abusi del termine )


   


Nel linguaggio corrente, la parola "narcisismo" indica

«La tendenza e l’atteggiamento psicologico di chi fa di sé stesso, della propria persona, delle proprie qualità fisiche e intellettuali, il centro esclusivo e preminente del proprio interesse e l’oggetto di una compiaciuta ammirazione, mentre resta più o meno indifferente agli altri, di cui ignora o disprezza il valore e le opere»

(Treccani, v. narcisismo)

Assistiamo oggi ad un’implementazione del termine narcisismo, che viene usato per indicare ed indicizzare comportamenti diffusi in particolare nel sesso maschile, con l’obiettivo di delineare un tipo di personalità patologica con precipue caratteristiche ed atteggiamenti rivolti in particolare nei confronti delle donne.

Senza entrare nel merito di specifiche teorie o spiegazioni scientifiche che esulano da questo contesto, forniamo alcuni cennisull’interpretazione freudiana (Freud,1914“Introduzione al narcisismo”).

Freud pone la distinzione fra un narcisismo primario ed un narcisismo secondario (o protratto) ed elabora la seguente definizione: “Il narcisismo non sarebbe una perversione, bensì il complemento libidico dell’egoismo della pulsione di autoconservazione, una componente del quale è legittimamente attribuita ad ogni essere vivente.

La “Teoria duale dell’istinto o delle pulsioni” è basilare per il concetto freudiano di narcisismo. La teoria descrive   due tipi di pulsioni: le pulsioni sessuali, volte alla conservazione della specie e le pulsioni dell’Io rivolte a conservare ed a preservare l’individuo.

Nell’evoluzione dell’individuo, sempre nell’ottica della psicoanalisi freudiana, viene individuato un primo stadio definito narcisismo primario in cui il bambino non riconosce ancora un oggetto esterno che soddisfi le sue pulsioni (semplificando, i suoi bisogni) ma assume sé stesso (pur senza averne consapevolezza) come oggetto d’amore. E’ la fase in cui esistono in maniera amplificata le sensazioni corporee (piacevoli e spiacevoli).

Il narcisismo primario è una fase fondamentale per l’individuo, poiché   favorisce la formazione della fiducia di base, di soddisfazione di sé.

In una fase successiva dello sviluppo, prosegue Freud, le pulsioni investiranno in un oggetto esterno il loro soddisfacimento: si parla dunque di scelta oggettuale. Il bambino è pronto per riconoscere che le risposte ai suoi bisogni giungono da un oggetto esterno, cioè da chi si prende cura di lui.

Nella vita adulta, quando la realtà è frustrante o in situazioni di disagio psicologico, la libido può essere reintroiettata e tornare all’investimento originario sull’Io. Si parla in questo caso di narcisismo secondario, espressione delle nevrosi narcisistiche (termine in disuso)  in cui la libido non si dispone più agli investimenti oggettuali, e che Freud classifica come psicosi, differenziandole dalle altre nevrosi. Fra queste Freud identifica la schizofrenia, la psicosi maniaco depressiva (di uso comune oggi il termine sindrome bipolare), la paranoia.

Spostando l’ottica e considerando studi più recenti, prima di riferirci all’abuso in termini patologici che oggi si fa della presunta personalità narcisistica, è importante rilevare come si consideri “sano” il narcisismo con determinate caratteristiche. Fu anche lo stesso Freud a rilevare che: Amare se stessi è il complemento della libido all'egoismo dell'istinto di conservazione. Abbiamo tutti l'impulso di nutrirci e di proteggerci dal male…

L’idea che potesse esistere un tipo di narcisismo “sano” è stata sviluppata negli anni '70 da una ricerca di Heinz Kohut e Otto Kernberg.

 Kohut ritiene che alcune caratteristiche del narcisismo sano siano:

·         Forte senso di autostima.

·         Empatia e riconoscimento dei bisogni degli altri

·         Rispetto e amore di sé

·         Capacità di tollerare le critiche in costanza di un'autostima positiva.

·         Costanza e fiducia nel perseguimento dei propri obiettivi

·         Resilienza

·         La capacità di provare ammirazione nei riguardi degli altri e di essere ammirati.

Oggi assistiamo ad un uso forse eccessivo del termine soprattutto in relazione a gravi eventi quali i femminicidi. Il web, il mondo multimediale in genere trattano il tema del narcisismo maschile in maniera estrema considerandolo spesso causa della violenza che viene riversata oggi nei confronti delle donne, violenza che si traduce purtroppo spesso in atti estremi.

Lo psicologo americano David Thomas ha indicato una serie di tratti considerati distintivi della personalità di tipo narcisistico, ne indichiamo alcuni

·         evidente concentrazione su sé stessi negli scambi interpersonali

·         mancanza di consapevolezza psicologica (cioè conoscenza

·         introspettiva di sé)

·         scarsa o assente empatia che si traduce in incapacità di assumere il punto di vista degli altri;

·         sfruttamento degli altri per i propri obiettivi

·         negazione del rimorso e della gratitudine

·         irritazione verso le persone che non li ammirano o che tendono a sminuirne la grandiosità

·         adulazione verso le persone che li ammirano;

·         ostentazione dei propri successi

·         invenzione di successi inesistenti

Con questa breve esposizione si è inteso contribuire, cercando di non tediare chi legge, a far chiarezza su alcuni aspetti della personalità narcisistica della quale oggi tanto si parla, quasi fosse di tendenza. E’ opportuno dunque recuperare la giusta misura anche alla luce della delle ricerche e delle teorie in ambito psicologico, non lasciandosi suggestionare dalle facili interpretazioni di fenomeni complessi, quali appunto, i citati femminicidi.

In conclusione un aspetto fondamentale da rilevare è che anche in questo caso, come per le altre caratteristiche di personalità, esiste un continuum ai cui due opposti si collocano da un lato il Narcisismo caratterizzato da un senso del Sé onnipotente, atteggiamenti di  superiorità e di espansione e dall’altro, quello che possiamo definire deficit narcisistico il quale si esprime con  sentimenti di  inferiorità, impotenza e scarsa stima di sé.

E come sempre, in medio stat virtus…

 

Brindisi,07/04/2022                        Iacopina Maiolo

 


venerdì 1 aprile 2022

Uomini e donne

Assistiamo purtroppo quotidianamente ormai, all’irreparabile, al gesto estremo che conduce una donna alla morte, per mano di un uomo.

Li chiamiamo comunemente femminicidi, ma il termine corretto sarebbe oltraggio alla natura umana.

E’ non solo un’offesa alla vita ma a ciò che una donna rappresenta, nel bene e nel male, nella buona e nella cattiva sorte: madre, moglie, compagna, amante, amica, sorella, compagna di banco, compagna di cammino, collega, consolatrice, confidente ….

Non siamo qui ad indicare le cause, le motivazioni, le spiegazioni sociali, psicologiche che potrebbero sottendere a tali gesti, che se ne parli altrove ma con senso della misura, senza ricerca di audience come accade purtroppo nei talk show e nelle varie trasmissioni che si occupano di  cronaca nera. Che si abbandoni quella disposizione che tratta la tragica notizia con l’atteggiamento di chi intende lucrare sul dolore incommensurabile dell’evento, nel rispetto della dignità delle donne offese.

Siamo qui pertanto a considerare un aspetto troppo spesso trascurato se non mai considerato: in questo gesto estremo l’uomo non uccide solo la donna, ma sé stesso. Uomo e donna infatti rappresentano una natura bifronte, unità imprescindibile se pur distinta in caratteristiche precipue, cioè il senso dell’esistere di una parte è dato dall’esistenza dell’altra.

Nella teoria junghiana il maschile ed il femminile sono parti che abitano nella psiche di ognuno non da ospiti ma da residenti. Jung introdusse gli archetipi di Animus e Anima, che rappresentano le energie del maschile e del femminile presenti nella psiche di entrambi i sessi. Per Jung in ogni persona, per un corretto funzionamento psichico, deve avvenire un’integrazione fra questi due aspetti: l’uomo deve aprirsi all’accoglienza dei propri aspetti più femminili, emotivi e sensibili, ed alla stessa maniera la donna deve essere pronta ad  accogliere quelli aspetti maschili di sé legati all’assertività, alla curiosità ed alla penetrazione nei confronti del mondo.

Nel percorso di vita, e quando la personalità è sufficientemente matura, cioè ha interiorizzato nel proprio funzionamento psichico gli archetipi dell’Anima e dell’Animus, entrambi, nella loro azione individuale o nell’integrazione, rappresentano una guida nell’esplorazione di sé e del mondo.

Qualora questo processo di coabitazione non si realizzi, per scarsa consapevolezza della doppiezza della nostra natura, oltre che per carenze legate allo sviluppo, verrà ostacolato il benessere psichico individuale. e sorgeranno dei meccanismi disfunzionali con espressione di disagio e di patologie psichiche. 

E questo non è poco: perché ne deriva che il gesto dell’offesa distruttiva nei confronti della donna non può non rappresentare per l’uomo la distruzione di una parte di sé.

Brindisi,31/03/2022                    



  Iacopina Maiolo