Italia21

martedì 28 marzo 2017

La cura : Il care-giver

Fornire supporto a chi si occupa della cura e della assistenza fisica e psichica dei propri cari  colpiti da malattie invalidanti, progressive o in fase terminale , dovrebbe essere uno dei compiti a cui dovrebbe rispondere uno stato civile ed attento alle esigenze della popolazione.
Chi di noi da una certa età in poi ( non ci riferiamo ai giovani,  essi stessi oggetto di tutela anche se in via non esclusiva, ma a coloro che si trovano ad assistere  genitori o familiari  o altri ) non è incorso in una situazione  che ha turbato l’equilibrio fisico e mentale lasciando., se è avvenuta la perdita del caro assistito, un vuoto incolmabile denso di stanchezza, paura,  dolore, confusione ?
Il termine care giver ha il significato di colui che cura , che si prende cura, assiste una persona in stato di particolare vulnerabilità, incapace di  autonomia e gestione autonoma delle proprie funzioni di vita.
Oggi assistiamo è vero al proliferare di badanti ed assistenti remunerati che a volte, oltre alla piena disponibilità offrono spesso una gestione professionale del malato, anche sulla base di percorsi formativi specifici ( la formazione in Operatore Socio Sanitario, denominata OSS è oggi fra le più richieste ) ma è giusto chiedersi se anch’essi , in quanto care giver se pur per mestiere, abbiano bisogno di sostegno psicologico, o meglio, morale.

Vivere quotidianamente accanto a chi dipende da noi per la sopravvivenza, cioè per lo svolgimento delle funzioni vitali, è compito arduo e sfibrante, che tocca  gli aspetti dell’integrità psichica ed anche fisica, essendo  in termini di dispendio di energie spesso un’attività fra le più pesanti da svolgere.

A questo punto sarebbe anche  opportuno chiedersi se tutti siamo in grado di svolgere tale compito, anche quando ci tocca da vicino poiché siamo costretti a prendere in cura un nostro caro in condizioni di fragilità fisica – psichica. Ancor più tale aspetto è da considerare qualora optassimo per la scelta lavorativa di assistente care giver, infatti non è sufficiente considerarla una possibilità occupazionale, senza tenere nella giusta considerazione la scelta motivazionale, che si accompagna a predisposizioni, talenti e capacità intrinseche alla persona .
Sono in molti nel presente così povero di opportunità lavorative  ad immaginarsi nei panni dell’assistente improvvisato magari nelle lunghe notti del malato degente ospedaliero, o dell’OSS con qualifica professionale che finalmente può ottenere il tanto sospirato contratto a tempo indeterminato presso una struttura per anziani, disabili fisici e psichici etc..
E’ superfluo ribadire che se non si possiede empatia ( capacità di entrare in contatto con il mondo di sofferenza del malato senza esserne travolti e dunque offrendo amorevole sostegno ) è opportuno seguire altri percorsi ed essere onesti con se stessi ma in particolare con quanti dovremmo prendere in cura.

Per dirla con poesia e spiegare quanto amore  debba accompagnare questo tipo di relazione di aiuto, possiamo riferirci ai testi di due canzoni d’autore scusandoci con eventuali  coautori  di cui non è diffusa la paternità : “La cura” ( Battiato ) che sebbene si rivolga in particolare al rapporto di coppia, ha un contenuto estendibile all’amorevole rapporto che deve guidare il sostegno nei confronti dell’individuo bisognoso di assistenza; “Il conforto” ( T.Ferro ).

…supererò le correnti gravitazionali / lo spazio e la luce per non farti invecchiare/E guarirai da tutte le malattie/perché sei un essere speciale ….ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza /percorreremo  assieme le vie che portano all’essenza…/ti salverò da ogni malinconia perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te/io si ,che avrò cura di te ( da “ La cura” di  F. Battiato)

...Sarà che piove da luglio /Il mondo che esplode in pianto /Sarà che non esci da mesi/ Sei stanco e hai finito i sorrisi soltanto/Per pesare il cuore con entrambe le mani ci vuole coraggio/ E occhi bendati, su un cielo girato di spalle /La pazienza, casa nostra, il contatto, il tuo conforto /Ha a che fare con me/ È qualcosa che ha a che fare con me…/ Per pesare il cuore con entrambe le mani ci vuole coraggio/ E tanto tanto troppo troppo troppo amore ( da “ Il conforto” di T.Ferro).

Un abbraccio empatico  ed un caro saluto che sia di sostegno  a quanti sono oggi coinvolti in relazioni di aiuto e di assistenza con la consapevolezza dei propri limiti e delle difficoltà in itinere, ma soprattutto con la certezza che la loro vita è e sarà unica, densa e piena di feedback positivi e di ricchezza umana e morale.

Brindisi 28/03/2017                                                                                                  Iacopina Maiolo