Il
sogno di ogni bambina/o è immaginarsi in un futuro che appare lontano, ricco di
mistero e di arcane promesse, intenti a svolgere compiti e comportamenti da
adulti.
Al
“che farai da grande?” la piccola creatura ha sempre una risposta che giunge
pronta e diretta, spesso carica di originalità ed in controtendenza con le
aspettative genitoriali.
Se
proviamo a ricordare, nell’immaginario infantile spesso siamo stati tutt’altro
di quanto poi abbiamo concretamente realizzato nel percorso di vita e sorge a
questo punto un dubbio: quelle fantasie erano espressione di una genuina
propensione o meglio attitudine, o frutto di una confusa rappresentazione della
vita e del mondo degli adulti?
Una
cosa è certa, i luoghi in cui trascorriamo la maggior parte del nostro tempo di
crescita, cioè la famiglia e la scuola, più che aiutarci a conoscere, costruire
e liberare i nostri talenti, sono deputati ad educarci riempiendo di indirizzi,
nozioni, dettami, le nostre menti e le nostre anime in crescita.
Ecco
ad esempio che al conseguimento della tanto sospirata maturità, archiviata da
tempo la genialità creativa che immaginava stravaganti percorsi lavorativi, la
giovane anima appare confusa e non sa dove rivolgersi per costruire il suo
futuro.
Più
fortunati sono forse coloro che per famiglia (o meglio dinastia) seguono un
percorso predefinito ancor prima della nascita? In effetti la loro via appare
distinta e segnata e pertanto non hanno la briga di dover scegliere e costruire
il loro futuro. Se da un lato assistiamo al perpetuarsi di dinastie di
farmacisti, medici. notai, avvocati, politici, imprenditori etc..( very important
person ), seguendo questa logica avremmo, nel segno del destino (
un destino ahimé imposto dalle circostanze intese come opportunità per
l’individuo) anche intere generazioni di “ dispersi scolastici”, disoccupati ,
sottoccupati e poveri…
Augurandoci
che finalmente questo assetto sociale ed economico possa offrire pari
opportunità di studio, formazione e sviluppo per tutti gli individui, non
possiamo tuttavia non rilevare che anche fra coloro che appaiono i più
fortunati possa esserci un senso di profonda insoddisfazione, una voce
interiore che esprime disagio e mancanza.
Trascorsa
da poco l’Epifania, un pensiero si rivolge ai doni, ai talenti che ciascuno di
noi ha in sé e che spesso non solo per assenza di opportunità ma anche per
mancanza di consapevolezza legata a bassa autostima, superficialità o inedia
non esprime nel suo percorso di vita..
Poiché
i sistemi sociali ed economici non intendono mutare le condizioni di
sfruttamento dell’individuo, usato come risorsa ed oggetto, il primo passo è
la consapevolezza del proprio valore.
Brindisi,
14.01.2023 Iacopina Maiolo