Ripensando alla maieutica socratica per cui l’insegnante ha come scopo quello di
sostenere il discepolo nel processo formativo che altro non è se non
l’espressione di sé, l’acting out di quanto viene interiorizzato e dunque
espresso in un movimento che va dall’interno all’esterno, la figura del maestro
per Socrate assomiglia più ad un ostetrico
che ad un dispensatore di conoscenze al fine di
valutare i meriti dell’allievo.
Quest'ultima figura, dalla Gelmini in poi, rappresenta l’odierna classe
docente e, diciamo così, la postmoderna concezione della scuola italiana e dei
suoi obiettivi.
Il povero Socrate resterebbe fulminato questa
volta, non tanto dalla cicuta, quanto dalla miserevole condizione in cui versa
l’attuale sistema scolastico italiano; tuttavia, per onestà di conoscenza,
trovo opportuno riferirmi nello specifico al contesto socioculturale di
vicinanza, , quello della cittadina del Sud e del Salento ove vivo e lavoro, Brindisi.
Dopo anni di battaglie di manziana ( il maestro Manzi di “Non è mai troppo tardi”) memoria
per rendere il sapere fruibile dai molti e di battaglie condotte da
illustri pedagogisti quali Bloom e non
ultimo Turner ( sulla dimensione pedagogico sociale della differenza ) che hanno introdotto a fronte dell’uguaglianza di
risultati scolastici l’uguaglianza di opportunità, che equivale a dire - chi meno
ha in partenza ha diritto ad avere di più lungo il percorso scolastico affinché
possa conseguire in modo equo i
risultati raggiunti da chi ha dei
requisiti di base superiori - oggi si sente parlare di meritocrazia basata ahimè su degli assunti più vicini alla
predestinazione per mezzi e strumenti
posseduti che non per meriti acquisiti con la fatica e la determinazione
individuale.
Ma i meriti si acquisiscono se un insegnante
cessa di essere un dispensatore di conoscenze dall’alto della sua cattedra
(reale o metaforica) ed un valutatore svalutante
per molti ed accondiscendente per pochi: in questa maniera i meriti altro non sono che i privilegi di
pochi.
Occorrono insegnanti al fianco dei nostri
bambini e ragazzi , capaci di elaborare transfert e controtransfert che
inevitabilmente entrano in gioco nella relazione insegnante allievo, che non a
caso viene indicata (almeno un tempo lo era) come relazione educativa; dotati
di ascolto ed empatia; in grado di usare il cuore nel rapporto con l’alunno e
con la disciplina che trasmettono.
Se alla base non c’è amore per i propri
discepoli , per l’attività dell’insegnamento e per le modalità con cui si
esplica, è meglio cambiar rotta, trovare il coraggio di fare outplacement ( ricerca di nuove
opportunità professionali ) lasciando il passo alle tantissime giovani
figure di insegnanti dilaniate da quell’amore che non possono
esprimere in quanto inoccupate o precarie ( se mai ciò accade ).
Tre
i punti sostanziali prima di qualsiasi riforma
del sistema scolastico
-
una
preghiera al neoministro del lavoro : rivediamo
almeno il sistema pensionistico degli insegnanti, strumento indispensabile ed opportuno
per consentire il ricambio energetico e
motivazionale;
-
l’istituzione per i docenti almeno fino alla scuola
secondaria inferiore, dell’obbligo inderogabile
alla frequenza curricolare annuale a percorsi formativi rivolti
al sé dell’insegnante e non solo alla lettura dei comportamenti dell’ alunno, in tema di ampliamento della conoscenza di sé,
educazione all’ascolto, intelligenza emotiva ;
-
l’introduzione
di un sistema di valutazione dell’integrità e dell’adeguatezza oltre che
pedagogica, psicoaffettiva e relazionale dell’insegnante.
Anche quest’ultimo
punto inderogabile e posto a tutela
dell’integrità e del benessere psicologico degli alunni e, credetemi, urgente
ed indispensabile.
Brindisi,
18/03/2014
Iacopina Mariolo
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