Nel
mondo dell’apparire contrapposto all’essere che in sé racchiude il valore
dell’essenza della persona con i suoi significati profondi ed ancestrali
dell’appartenenza alla specie umana, designata
alla gestione ed al controllo della vita sul pianeta, ecco farsi largo una nuova moda , tendenza
postmoderna di questi anni della seconda decade del secondo millennio: il principio
di normalità.
Dopo
anni di considerazioni sulla relatività dei concetti di normale e
deviante, di sano e patologico anche
alla luce delle storiche riforme nel campo sociale e sanitario ( la legge 104
sulla disabilità e la non meno nota legge 180 che nel lontano ’78 definì nuovi
standard di classificazione e di terapia dei disturbi psichiatrici ), inseriti
in un continuum ove la normalità maxima era ritenuta solo un estremo ideale ed
allo stesso modo la anormalità (devianza maxima) ne costituiva l’altro estremo,
accettavamo la specificità di ciascuno come segno distintivo dell’essere
individuale , espressione doc di ciascuno di noi e non per questo
classificabile secondo parametri di
adesione ad un modello di normalità.
I
recenti gravi episodi di cronaca hanno messo in evidenza, nella comune
interpretazione giornalistica degli eventi, l’atmosfera di normalità del
contesto in cui si sono svolti. Verrebbe da chiedersi : “ a quale normalità si
fa riferimento? Quali sono i criteri che
a monte definiscono il concetto di presunta normalità?”
Per
anni abbiamo lasciato che il pregiudizio sociale, economico, razziale, guidasse
l’interpretazione della devianza e di colui/colei che aveva commesso l’atto deviante, per anni
abbiamo puntato il dito sbattendo mostri
in prima pagina rei solo di essere
dei diversi in quanto non si uniformavano a quei criteri di normalità che ora
ci mandano in confusione.
Ora
che abbiamo appreso che per essere pedofili non è obbligatorio rientrare nelle
categorie della devianza conclamata , ma
che al contrario, le perversioni vengono abilmente celate da una personalità
multiforme ed adattabile a contesti in cui può acquistare credibilità e
fiducia; alla stessa maniera , ora che il senso del possesso un tempo definito
amore e dell’eternità del legame finché
morte non ci separi trova espressione nell’agito letterale del termine,
siamo confusi ed oltremodo turbati dal disordine normativo ed etico che ne
deriva.
Un
altro aspetto non è da trascurare nel mondo dell’apparenza e dell’apparire ,
torniamo ai criteri che vengono invocati per la definizione della
apparente normalità : una bella casa,
coniuge al fianco, un lavoro stabile, dei figli sani ed anche , perchè no,
belli, l’adesione ad un credo religioso e possiamo aggiungere altri particolari
del’apparire che fanno tendenza, quale
l’amore per gli animali, l’iscrizione ad un social network su cui condividere i
propri hobbies ed i momenti significativi della propria vita etc…
Come
abbiamo potuto confondere il mondo reale con quello virtuale dei cliches ed
adeguarci a criteri in cui la norma la
definisce la crema spalmabile al cioccolato e la bevanda con
tutte quelle bollicine?
Riprendiamo
il contatto con la realtà e con concetti
quali famiglia, bambini, coppia, ciclo vitale, crescita, educazione, civiltà, umanità, dolore, psiche, amore,
odio, emozioni… la lista si allunga ma crescono le nostre consapevolezze ed in
questa maniera possiamo anche illuminare quelle parti buie che appartengono a noi e a quanti condividono
il nostro percorso di vita, siano essi familiari, amici , colleghi di lavoro o
vicini di casa.
In
questa maniera è possibile leggere il disagio nell’apparente e presunta
normalità, prima che esploda, in moltissimi casi.
Il
grano che macinano i nostri mulini è spesso contaminato da pesticidi e sostanze
radioattive e non ha senso coltivare
l’illusione che l’aspetto sublime del pane basti ad assicurarne la
genuinità !
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