Italia21

giovedì 28 agosto 2014

“L’apparente normalità” ( o la normalita’ apparente )


Nel mondo dell’apparire contrapposto all’essere che in sé racchiude il valore dell’essenza della persona con i suoi significati profondi ed ancestrali dell’appartenenza alla specie umana, designata  alla gestione ed al controllo della vita sul pianeta, ecco  farsi largo una nuova moda , tendenza postmoderna di questi anni della seconda decade del secondo millennio: il principio di normalità.
Dopo anni di considerazioni sulla relatività dei concetti di normale e deviante,  di sano e patologico anche alla luce delle storiche riforme nel campo sociale e sanitario ( la legge 104 sulla disabilità e la non meno nota legge 180 che nel lontano ’78 definì nuovi standard di classificazione e di terapia dei disturbi psichiatrici ), inseriti in un continuum ove la normalità maxima era ritenuta solo un estremo ideale ed allo stesso modo la anormalità (devianza maxima) ne costituiva l’altro estremo, accettavamo la specificità di ciascuno come segno distintivo dell’essere individuale , espressione doc di ciascuno di noi e non per questo classificabile  secondo parametri di adesione ad un modello di normalità.
I recenti gravi episodi di cronaca hanno messo in evidenza, nella comune interpretazione giornalistica degli eventi, l’atmosfera di normalità del contesto in cui si sono svolti. Verrebbe da chiedersi : “ a quale normalità si fa riferimento?  Quali sono i criteri che a monte definiscono il concetto di presunta normalità?”
Per anni abbiamo lasciato che il pregiudizio sociale, economico, razziale, guidasse l’interpretazione della devianza e di colui/colei che  aveva commesso l’atto deviante, per anni abbiamo puntato il dito sbattendo mostri in prima pagina rei solo  di essere dei diversi in quanto non si uniformavano a quei criteri di normalità che ora ci mandano in confusione.
Ora che abbiamo appreso che per essere pedofili non è obbligatorio rientrare nelle categorie della devianza  conclamata , ma che al contrario, le perversioni vengono abilmente celate da una personalità multiforme ed adattabile a contesti in cui può acquistare credibilità e fiducia; alla stessa maniera , ora che il senso del possesso un tempo definito amore e dell’eternità del legame finché morte non ci separi trova espressione nell’agito letterale del termine, siamo confusi ed oltremodo turbati dal disordine normativo ed etico che ne deriva.
Un altro aspetto non è da trascurare nel mondo dell’apparenza e dell’apparire , torniamo ai criteri che vengono invocati per la definizione della apparente  normalità : una bella casa, coniuge al fianco, un lavoro stabile, dei figli sani ed anche , perchè no, belli, l’adesione ad un credo religioso e possiamo aggiungere altri particolari del’apparire che fanno tendenza,  quale l’amore per gli animali, l’iscrizione ad un social network su cui condividere i propri hobbies ed i momenti significativi della propria vita etc…
Come abbiamo potuto confondere il mondo reale con quello virtuale dei cliches ed adeguarci a criteri  in cui la norma la definisce la crema spalmabile al cioccolato e la bevanda  con tutte quelle bollicine?
Riprendiamo il contatto con la realtà e con  concetti quali famiglia, bambini, coppia, ciclo vitale, crescita, educazione,  civiltà, umanità, dolore, psiche, amore, odio, emozioni… la lista si allunga ma crescono le nostre consapevolezze ed in questa maniera possiamo anche illuminare quelle parti buie  che appartengono a noi e a quanti condividono il nostro percorso di vita, siano essi familiari, amici , colleghi di lavoro o vicini di casa.
In questa maniera è possibile leggere il disagio nell’apparente e presunta normalità, prima che esploda, in moltissimi casi.
Il grano che macinano i nostri mulini è spesso contaminato da pesticidi e sostanze radioattive e non ha senso coltivare  l’illusione che l’aspetto sublime del pane basti ad assicurarne la genuinità !

      Brindisi ,23/06/2014                                      Iacopina  Maiolo

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