Italia21

venerdì 9 marzo 2018

Alberi patrimonio dell’umanità


 
 

 I cipressi che a Bólgheri alti e schietti
Van da San Guido in duplice filar,
Quasi in corsa giganti giovinetti
Mi balzarono incontro e mi guardâr.

Mi riconobbero, e - Ben torni omai -
Bisbigliaron vèr me co 'l capo chino -
Perché non scendi? perché non ristai?
Fresca è la sera e a te noto il cammino.

Oh sièditi a le nostre ombre odorate
Ove soffia dal mare il maestrale…

( G. Carducci “ Davanti a San Guido”,1874 )

 In questa famosa ode carducciana, l’autore rammenta i cipressi che accompagnavano lungo il percorso, il suo ritorno a casa, immaginando che potessero riconoscerlo come persona nota fin da bambino in quanto abitante del luogo. Segue l’invito a fermarsi per sedersi sotto la loro ombra al soffio del vento maestrale proveniente dal mare.

Il rapporto fra l’essere umano e gli alberi è sempre stato controverso e mosso da incongruenze ed ambiguità: dalla amorevole cura per consentirne l’impianto e la crescita, alla   ricerca della frescura delle fronde ed alla raccolta di frutta, alla devastazione di boschi e foreste a noi ben nota nei percorsi storici che hanno accompagnato fenomeni quali l’urbanizzazione, l’industrializzazione, e l’impiego oltremisura di materie prime per farne mobili o carta….

Nelle città e nei borghi tuttavia, nei parchi e giardini come lungo le strade ed i sentieri, da sempre gli alberi sono stati allevati anch’essi come cittadini, ed hanno acquisito il rispetto e l’amore da parte della cittadinanza.

Ad oggi, per quanto invasive possano divenire le loro radici sollevando marciapiedi, asfalti e pavimentazioni stradali, sono state approntate tecniche altamente innovative volte a conservare il patrimonio arboreo ed a ripristinare la giusta viabilità.

E’ un problema di conoscenza, di impegno, ricerca, visto che in molte aree di Italia distanti da noi e più su di un paio di regioni, gli alberi, ritenuti patrimonio dell’umanità, non si distruggono portandoli alla morte, ma al limite dell’impossibilità di un intervento conservativo, si espiantano?

In questi giorni ho preso consapevolezza della distruzione di quel filare di pini che maestosamente svettavano in quel viale dove le auto frettolose vanno verso il semaforo per oltrepassare l’incrocio ed i bimbi con zaini in spalla vengono protetti dal traffico da mani attente e premurose all’ingresso ed all’uscita da scuola.

Per dirla tutta siamo nella città di Brindisi e ci riferiamo ad un viale denominato  San Giovanni Bosco , dove pare si sia tentato l’espianto di alcune radici per evitare l’annientamento degli alberi, intervento purtroppo non riuscito, dicono responsabili ed  addetti ai lavori, tanto da procedere alla loro distruzione. Diventeranno legnane per camini e caldaie, ed al loro posto, prontamente verranno messe a dimora altre piante , come quando si rompe un oggetto o per vecchiaia  lo si getta e lo si sostituisce con il nuovo….

Si fa fatica in questi giorni a percorrere il viale senza percepire il dolore di quelle creature che, se pur definite vegetali, sono esseri viventi a tutti gli effetti: è un crimine commesso contro la natura o è una fine inevitabile malgrado la buona volontà degli addetti ai lavori?

Urge una risposta anche per prevenire altri scempi , ma  oggi ciò che sgorga dal cuore è un senso di lutto e commemorazione, unito al dolore per la perdita di questi nostri compagni di vita ormai  da numerosi decenni.

Brindisi, 09/03/2018                            
                                                   Iacopina Maiolo

    

 

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