
La
giornata internazionale è stata istituita nel 1999 dall’ Assemblea Generale
delle Nazioni Unite in ricordo dell’assassinio di tre sorelle, avvenuto in tal
giorno del 1960, nella repubblica dominicana.
Al
di là della retorica, del gran parlare su femminicidi e violenza di genere da
parte degli organi di stampa, delle istituzioni scolastiche, di politica, social
e quant’altro appartenga al mondo dei media, è il dolore delle vittime e di
coloro che le hanno amate che parla.
E’
il dolore delle donne sopravvissute a violenze e abusi rivolti al suo “essere
donna” che parla.
E’
il dolore delle vite negate per imposizioni e valori che disattendono la
realizzazione di desideri e sogni coltivati spesso in segreto per il timore che
possano essere sciupati e “sporcati” nella loro bellezza e purezza dai
pregiudizi di una società che pone catene e limiti alle donne.
E’
il dolore di chi non rinuncia, non desiste e non abbandona gli intenti e le
azioni in favore di un cambiamento possibile per lei e per tutte le donne.
Partiamo
da qui, dal dolore, riconosciamolo anche quando non appare estremo e
distruttivo ma entra, proprio per la sua non immediata evidenza, nell’animo e
turba, limita e offusca la realizzazione di sé.
Non
a caso la depressione è molto più diffusa fra le donne che fra gli uomini.
Facciamo
in maniera, noi donne, che tali consapevolezze possano emergere e trasformiamo
il dolore in azioni e comportamenti volti alla riappropriazione di quanto di
bello ci sia stato sottratto, magari mutando obiettivi e percorsi se ormai obsoleti.
In
favore di una nuova libertà, di un essere al mondo amando e ricevendo amore
senza guinzagli od ostacoli al proprio volo.
Brindisi,
24/11/2023 Iacopina Maiolo
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