Chiamato come tecnico a redigere un
piano di intervento se pur in una fase di estrema criticità, avrà pensato che
fosse sufficiente applicare i principi e
le strategie economiche del caso, pianificando gli obiettivi da conseguire a brevissimo termine ( l’emergenza), e a medio
e lungo termine.
Che in questo percorso Lei ed il
governo che presiede vi sareste trovati ad affrontare altre emergenze , quali
la rivolta dei forconi, la protesta del popolo dei precari, il sommovimento dei
lavoratori licenziati arroccati sulle terrazze nella strenua difesa del
proprio posto di lavoro, il pianto dei
pensionati e dei prossimi alla
pensione reimmessi nel ciclo lavorativo, il dolore della famiglie in povertà o
ad un passo dalla soglia…ed infine..( ha dell’incredibile) la morsa del gelo
che ha travolto l’Italia intera oltre ogni aspettativa, forse non era( per voi )prevedibile.
Immagino che la Sua razionalità sia
stata alquanto toccata da tali eventi e
da siffatte risposte, le reazioni della gente comune che forse non immaginava
manifestasse.
Non mi intendo di economia, pertanto
trovo difficile incamminarmi in sentieri per me poco percorribili, ma ritengo
che quanto attiene all’individuo non possa essere trattato se non in un’ottica di globalità e di sensibilità in
primis ai suoi bisogni.
Mi spiego :
1) E’inutile
disquisire sul dilemma se è nato prima l’uovo o la gallina , l’evidenza vuole
che entrambi siano inequivocabilmente connessi in un processo, che come
sappiamo ha caratteristiche di circolarità e di azione-reazione reciproche.
Se dunque abbiamo l’illusorietà che qualcosa
possa cambiare introducendo delle modifiche in termini di revisione di
normative (es.art18) o introducendo restrizioni
al pensionamento, o nuovi tributi, si sappia che l’unico cambiamento possibile
in termini di miglioramento delle
condizioni di vita della gente, passa attraverso una trasformazione del modus
operandi globale .
2) Per fornire
risposte adeguate ai bisogni di qualcuno bisogna in primis riconoscerli
e, non secondariamente, conoscerli, cioè averne sperimentati od intuirne gli
effetti. In breve, come faccio a comprendere la povertà se non ho mai
sperimentato una se pur minima carenza di qualche bene materiale? E’ possibile
l’empatia ( cioè il mettersi nei panni
dell’altro) a tali livelli?
Caro
Presidente , alla luce delle esternazioni del suo governo negli ultimi periodi, pare che questa forma
di sensibilità sia venuta a mancare, e
che ognuno abbia parlato ritenendosi portatore di un privilegio, quasi da una
parte ci fossero i propri figli ed il
proprio mondo e dall’altra la gente comune, coloro che di privilegi possono
continuare a non averne.
Chi non ha
tale capacità empatica come caratteristica di base, può svilupparla,certo, ma
non è uno strumento che si apprende attraverso lo studio o con l’applicazione
mentale,tale disposizione d’animo la si acquisisce con le esperienze di
vita.
A questo punto
Le chiedo, Presidente, le reazioni della gente comune hanno in qualche maniera introdotto riflessioni e
suggerito risposte in sintonia con i bisogni di quella collettività fino a ieri
per voi sconosciuta?
E’ essenziale
che ciò accada, perché la speranza in un futuro migliore, la si costruisce
insieme, ed il cambiamento si verifica solo dotando ciascuno di quelle
opportunità mancate consentendo lo sviluppo delle capacità personali.
Più che parlare di welfare inteso come assistenza dovremmo parlare di empowerment, termine che
fa riferimento all’ accrescimento del contesto sociale, politico ed economico in
base alle risorse- opportunità che l’ambiente offre all’individuo e che
potenziano le sue capacità.
Questa l’unica possibilità di reale
cambiamento. E’ quella che si sta percorrendo?
Alla luce di quanto oggi accade ognuno
trovi la propria risposta.
Cordialmente
Iacopina Mariolo
Iacopina Mariolo
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