Ogni anno provo ad alimentarle,
le mimose, non le lascio seccare nel loro cellophane stretto dal nastrino giallo in tinta , ma le pongo in due dita di acqua
finché reggono, cioè fino a quando il giallo vivo che le caratterizza non
lascia spazio al colore di fiore appassito.
E’ per me
inevitabile il paragone da un lato con il sole appena sorto quando i raggi
illuminano la giornata nascente di una luminosità viva, ma anche pura e
diretta, tanto che la si può mirare senza schermo, e dall’altro con
l’inevitabile tramonto del tardo crepuscolo che fa scempio di luce.
Regine per un giorno
fra dediche che immortalano l’evento con versi
e frasi auliche ispiratori di
lacrime ed emozioni zuccherose;
complici ed alleate delle altre,
anche coloro che trascorrono buona parte dell’anno a seminar rancori e zizzania
fra le pari di sesso, dispensano auguri e messaggini di amore amicale.
Essere donne per 364
giorni all’anno significa spesso, ahimè ancora oggi, lottare contro le discriminazioni e le ingiustizie, le
disconferme ed i mancati riconoscimenti ; lottare contro il senso comune delle
cose che vede le donne secondo stereotipi ben venduti dai media : dalla
donna merce sessuale alla madre santa, alla crocerossina che cura ed allevia ogni
dolore, alla vittima da distruggere fisicamente o psichicamente.
Costruiamo questa
rete di solidarietà oggi più che mai necessaria e ritroviamoci, uomini e donne
mossi dal comune intento di rendere la nostra presenza sulla terra, libera
dall’oppressione di ruoli che oscurano il cammino verso la
civiltà.
Brindisi,10/03/2015 Iacopina Maiolo
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