Italia21

sabato 11 aprile 2020

La mia oasi : benessere psicofisico e coronavirus


 

 

Siamo allo stremo di energie e risorse, dobbiamo ammetterlo. Forse non è stato possibile raggiungere quell’equilibrio auspicato dagli esperti e dagli opinion leader che in queste settimane hanno profuso consigli, strategie e tecniche di impiego del tempo di confinamento.
Ci abbiamo provato: a cantare, cucinare, fare ginnastica, dedicarci alle letture, alle attività creative quali pittura, ceramica, origami o decoupage ….. ma siamo consapevoli che tutto ciò rappresenti solo una parte di noi, quella razionale, di un io che si orienta e costruisce spazi di tempo per contrastare le angosce ed i timori legati alla presenza della pandemia.
Sotto la superficie, crosta dorata come i biscotti sfornati decine di volte, o dura e tenace come i pezzi di pane integrale che abbiamo fotografato e messo in chat per l’invidia di amici e parenti ed il nostro orgoglio, abbiamo scoperto che le angosce permangono e nei momenti di silenzio da esibizionismo culinario si palesano senza preavviso e si fanno largo indipendentemente dal nostro volere.
La soluzione non può essere un “canta che ti passa”, perché quando cesserò di cantare dal fondo e dal profondo riemergeranno i timori e le ansie.
Nasce l’esigenza di costruire un luogo psichico, una specie di nicchia ecologica dove gli allerta possano cedere lo spazio al senso di pienezza al posto del vuoto), alla presenza ( oltre l’assenza), alla pax ( oltre la destrudo e thanatos ).
In tutti  noi, come afferma la psicoanalisi freudiana,  vi è la nostalgia del periodo perinatale, quando, durante i mesi della gravidanza, eravamo uniti alla madre, e ciò comporta il  desiderio di ritornare a  quel mare calmo, inteso da Freud come l’inconscio mare calmo di cui tutti abbiamo esperienza.
Dunque la nostra oasi personale possiamo ritrovarla o costruirla, immaginarla come luogo interiore capace di accogliere e generare calma e benessere.
Proviamo ad ascoltare il silenzio dai media, dalle cronache di pandémia, ritroviamo il nostro spazio vitale naturale, ritroviamo i colori, le essenze, i suoni che accompagnano il nostro essere elementi del Creato al pari del filo d’erba e della spiga di grano quasi giunta a maturazione.
Non è difficile, tutto questo è scritto in noi in maniera indelebile, anche se le asperità della vita e le strategie di chi ci vuol rendere strumenti ed  oggetti per l’uso ed il consumo, hanno provato a cancellarlo.
 
Brindisi,11/04/2020                    Iacopina Maiolo

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