Laboratorio delle consapevolezze
“La ricottina di Matilde”
Premessa
Il laboratorio nasce come idea
sperimentale nell’ambito di un servizio per il lavoro ( Centro per
l’Occupabilità Femminile ) con sede in Mesagne
( BR ).
Fra gli obiettivi del laboratorio
delle consapevolezze il conseguimento di una “consapevolezza di genere” che ancora
oggi è difficile da raggiungere, a causa di una
serie di fattori che di fatto
operano una distorsione della realtà. Fra questi fattori :
· l’accessibilità
e l’uso degli strumenti culturali da parte della popolazione femminile (
istruzione, formazione , ricorso alla multimedialità );
· il
raggiungimento di posizioni di prestigio da parte di alcune donne e
l’equiparazione uomo – donna rispetto a ruoli un tempo solo maschili.
Partendo
dall’idea che lo stereotipo femminile della
donna moglie / madre o dedita
ad attività gregarie rispetto ai
ruoli maschili in ambito lavorativo ( attività poste in una scala che dal punto di vista
retributivo e/o di attribuzione delle
competenze vede le donne agli ultimi posti ) sia ancora radicata nella società attuale come stereotipo
culturale, si è presa in analisi una favola : “ La ricottina di Matilde”.
Con
il gruppo, nel contesto del laboratorio, sono stati utilizzati i criteri e le modalità di analisi di seguito indicate.
2.
La favola
La versione originaria della
favola in oggetto, si colloca fra la fine del XIX sec. e gli inizi del XX° ( è
stata scritta da Giuseppe
Pitrè,1841 – 1916 ) , ne sono seguite ulteriori versioni, alcune legate alla
specificità culturale delle diverse regioni d’Italia, e viene ancora divulgata
nella letteratura per l’infanzia ( i testi ai quali si farà riferimento sono
accessibili online ).
E’ frutto di una ricerca condotta a livello personale, sulla
base di una memoria scolastica ( era
presente nel testo di lettura delle scuole elementari) che ha lasciato un segno
indelebile nella personalità di una bambina che , come sempre accade,
interiorizza i contenuti didattici per farne uso nella vita ( schola magistra
vitae ).
2.1 Il contenuto della favola, il
motivo della scelta
La favola , per la quale usiamo il titolo La ricottina di Matilde, sia per memoria personale che per la necessità di
unificare le diverse versioni, è stata scelta perché indicativa di alcuni
stereotipi culturali ancora oggi vivi e diffusi, che hanno in essere i seguenti
obiettivi:
·
limitare
nelle donne la capacità imprenditoriale ed in generale di azione nei contesti extrafamiliari
·
bloccarne
l’evoluzione e la crescita sia economica che personale
·
impedire
il ricorso all’immaginazione ( strumento posseduto dalle donne in maggior
misura rispetto agli uomini) che trae energia psichica dal desiderio
·
preservare
il ruolo femminile di donna/madre e di custode
del focolare familiare.
2.2 Seguono
le diverse versioni della favola. Ciascuna, oltre ad avere un titolo
differente, trasmette un invito morale ( a volte indicato come monito alla fine
del testo ) che dà spazio ad interpretazioni che, se pur simili, possiedono
letture specifiche .
Matilde e la ricotta (versione originaria)
C'era una
volta una donna chiamata Matilde, che
non aveva da mangiare. Dice così — È meglio ch'io vada da quel contadinaccio
per vedere se mi da una ricottina; quando me l'ha data, io vado alla città e la
vendo.
Va da questo contadino, e lui le dà una ricottina. Quando ha preso la ricottina, fa una corollina di felce e se la mette in capo. Quando è per la strada, pensa: — Ora vado alla città, vendo la ricotta e piglio due soldi. Con questi soldi comprerò due ova; queste ova le metterò sotto la chioccia, e nascerà du' pulcini: poi di questi pulcini farò due bei pollastri, due polli grossi grossi. Quando li avrò fatti grossi, li venderò, e comprerò una agnellina. Dopo, l'agnellina mi figlierà, e mi farà due agnellini; li farò belli grossi grossi: comprerò una vitellina; questa vitellina, quando sarà fatta grossa, la venderò e comprerò due vitelli. Quando questi due vitelli saranno fatti grossi, li venderò e mi farò una bella casina; in questa casina ci sarà un bel terrazzino, mi ci metterò a sedere, e la gente che passerà mi dirà: «Signora Matilde... - E qui lei fece una riverenza... e la ricotta schizzò in mezzo alla strada.
Va da questo contadino, e lui le dà una ricottina. Quando ha preso la ricottina, fa una corollina di felce e se la mette in capo. Quando è per la strada, pensa: — Ora vado alla città, vendo la ricotta e piglio due soldi. Con questi soldi comprerò due ova; queste ova le metterò sotto la chioccia, e nascerà du' pulcini: poi di questi pulcini farò due bei pollastri, due polli grossi grossi. Quando li avrò fatti grossi, li venderò, e comprerò una agnellina. Dopo, l'agnellina mi figlierà, e mi farà due agnellini; li farò belli grossi grossi: comprerò una vitellina; questa vitellina, quando sarà fatta grossa, la venderò e comprerò due vitelli. Quando questi due vitelli saranno fatti grossi, li venderò e mi farò una bella casina; in questa casina ci sarà un bel terrazzino, mi ci metterò a sedere, e la gente che passerà mi dirà: «Signora Matilde... - E qui lei fece una riverenza... e la ricotta schizzò in mezzo alla strada.
Giuseppe Pitrè (1841 -
1916)
La
favola di Donna Matilde
C’era
una volta una signora che si chiamava Matilde ed aveva una pecora che faceva
tanto latte. Un giorno fece un bel cesto di ricotta, se lo mise in testa e si
avviò per andare a venderla al mercato.
Strada facendo pensava:
<<Dopo aver venduto questa ricotta, comprerò tanti pulcini, li crescerò e, quando saranno dei bei polli, li venderò e comprerò altre pecore che faranno tanto latte, allora potrò vendere ancora molta altra ricotta e formaggio e così piano, piano diventerò ricca, e comprerò un palazzo grande, mi chiameranno “Donna Matilde” e la gente quando mi vedrà mi saluterà con un inchino.>>
Così pensando si chinò, la ricotta cadde per terra ed il suo sogno finì con un pianto.
Passò una sua amica che le domandò perché stesse piangendo e lei rispose:<<Volevo comprarmi tante cose vendendo questa ricotta ed è caduta tutta per terra.>>
<<Non si possono fare progetti se non si hanno i soldi in tasca.>> Rispose l’amica.
Strada facendo pensava:
<<Dopo aver venduto questa ricotta, comprerò tanti pulcini, li crescerò e, quando saranno dei bei polli, li venderò e comprerò altre pecore che faranno tanto latte, allora potrò vendere ancora molta altra ricotta e formaggio e così piano, piano diventerò ricca, e comprerò un palazzo grande, mi chiameranno “Donna Matilde” e la gente quando mi vedrà mi saluterà con un inchino.>>
Così pensando si chinò, la ricotta cadde per terra ed il suo sogno finì con un pianto.
Passò una sua amica che le domandò perché stesse piangendo e lei rispose:<<Volevo comprarmi tante cose vendendo questa ricotta ed è caduta tutta per terra.>>
<<Non si possono fare progetti se non si hanno i soldi in tasca.>> Rispose l’amica.
C’è una contadina che si chiama
Marietta. La contadina aiuta sempre un suo vicino pastore e un giorno, il
pastore, le regala una ricotta. Marietta è molto contenta, prende la ricotta,
la chiude in un cestino e mette il cestino sulla sua testa.
Mentre cammina per tornare a casa, Marietta pensa: «Ora vendo la ricotta e con
i soldi compro una gallina. Poi faccio fare molte uova alla gallina, le vendo e
con i soldi compro un coniglio. Faccio fare molti cuccioli, al coniglio, li
vendo e con i soldi compro un maiale, lo faccio ingrassare e lo vendo, con i
soldi compro una mucca. E così guadagnerò tanti soldi per comprarmi una bella
casa, abiti eleganti e tutti mi saluteranno con un inchino! Così!»
Marietta si dimentica di avere la ricotta sulla testa, si inchina e la ricotta
le cade e si rompe.
E con lei si rompono tutti i suoi sogni.
Donna
Matilda e la ricotta
Questa è la storia di "Donna Matilda" una poveretta
che viveva di elemosina.
Un giorno le venne regalata una ricotta, e lei tornando a casa portava, come si usava fare tra le donne calabresi, questa ricotta in equilibrio sulla testa.
Mentre si incamminava felice verso casa, pensava a cosa potesse ricavare "dall' investimento" di questa ricotta.
Venduta la ricotta poteva ricavare dei soldi con i quali comprare un uovo da cui sarebbe schiuso un pulcino. Divenuto gallina avrebbe fatto delle uova ed altri pulcini , così vendendo pulcini e uova si sarebbe potuta comprare un vitellino, che divenuto mucca avrebbe fatto del latte ed altri vitelli.
Dal ricavato della vendita del latte e dei vitelli, Donna Matilde sarebbe diventata ricca, ricca al punto che quando le persone la vedevano per strada l'avrebbero salutata con l'inchino dicendo, "buongiorno Donna Matilde".
Immedesimatasi troppo nel suo pensiero la poveretta si inchinò anch'essa facendo cadere a terra la ricotta. :scrocco:
Morale della storiella, non fare mai progetti per un futuro lontano se non si hanno delle certezze, altrimenti si rischia soltanto di soffrire.
Un giorno le venne regalata una ricotta, e lei tornando a casa portava, come si usava fare tra le donne calabresi, questa ricotta in equilibrio sulla testa.
Mentre si incamminava felice verso casa, pensava a cosa potesse ricavare "dall' investimento" di questa ricotta.
Venduta la ricotta poteva ricavare dei soldi con i quali comprare un uovo da cui sarebbe schiuso un pulcino. Divenuto gallina avrebbe fatto delle uova ed altri pulcini , così vendendo pulcini e uova si sarebbe potuta comprare un vitellino, che divenuto mucca avrebbe fatto del latte ed altri vitelli.
Dal ricavato della vendita del latte e dei vitelli, Donna Matilde sarebbe diventata ricca, ricca al punto che quando le persone la vedevano per strada l'avrebbero salutata con l'inchino dicendo, "buongiorno Donna Matilde".
Immedesimatasi troppo nel suo pensiero la poveretta si inchinò anch'essa facendo cadere a terra la ricotta. :scrocco:
Morale della storiella, non fare mai progetti per un futuro lontano se non si hanno delle certezze, altrimenti si rischia soltanto di soffrire.
La ricottina della Sig.ra Matilde
Come spesso era solita fare, anche quella mattina la sijora Matilde uscì dalla sua casa di campagna per recarsi al mercato in città dove vendere qualche prodotto da lei stessa preparato; portava infatti sulla testa un cestello in cui era avvolta ben bene una bianca, fresca, ricotta.
Durante il cammino pensava tra sé: venderò la mia ricotta e con quello che guadagnerò potrò comprarmi una bella gallina.
Venderò tante uova ogni settimana finché potrò comprarmi un vitellino.
Quando sarà cresciuto e ingrassato ben bene, lo venderò al mercato; così potrò comprarmi una bella casetta.
Io starò alla finestra a guardare la gente passare. Le signore che mi riconosceranno mi diranno con un piccolo inchino: "Buongiorno Signora Matilde".
Ma nell'immaginare questo gesto di ossequio, la signora Matilde chinò il capo e la ricottina scivolò per terra spiaccicandosi e sporcandosi sulla strada.
Fine della storia.
Come spesso era solita fare, anche quella mattina la sijora Matilde uscì dalla sua casa di campagna per recarsi al mercato in città dove vendere qualche prodotto da lei stessa preparato; portava infatti sulla testa un cestello in cui era avvolta ben bene una bianca, fresca, ricotta.
Durante il cammino pensava tra sé: venderò la mia ricotta e con quello che guadagnerò potrò comprarmi una bella gallina.
Venderò tante uova ogni settimana finché potrò comprarmi un vitellino.
Quando sarà cresciuto e ingrassato ben bene, lo venderò al mercato; così potrò comprarmi una bella casetta.
Io starò alla finestra a guardare la gente passare. Le signore che mi riconosceranno mi diranno con un piccolo inchino: "Buongiorno Signora Matilde".
Ma nell'immaginare questo gesto di ossequio, la signora Matilde chinò il capo e la ricottina scivolò per terra spiaccicandosi e sporcandosi sulla strada.
Fine della storia.
3. Analisi della favola
Con
il gruppo è stata utilizzata la figura
stimolo a seguire. Si sono raccolti i vissuti delle donne partecipanti, le
esperienze di vita che le medesime intendevano condividere, le analisi
individuali e quelle emerse nel percorso di gruppo rispetto ai temi del
pregiudizio, dello stereotipo socio culturale e delle limitazioni imposte alle
donne ( rif. “ La teoria dei ruoli sociali” ,Eagly, 1987).
La
striscia animata da disegni colorati, è
stata scelta poichè pone in evidenza i
quattro ambiti ed i relativi messaggi
che la favola, che si rivolge in maniera
diretta alle donne ( sicuramente la platea preferenziale è quella delle
bambine, poiché è ad esse che ci si rivolge con il linguaggio delle favole )
intende veicolare*:
· il
presente
· il
progetto
· il
desiderio ( il futuro desiderato attraverso il sogno)
· la
realtà
*quanto
segue è frutto delle analisi e delle riflessioni del gruppo
Il presente
Il presente mostra una realtà
semplice, un paesaggio naturale che si riferisce ad una società rurale. Nel disegno è raffigurata una ragazzina, non ancora donna
ma in età puberale, fase in cui si accendono i desideri e si inizia ad elaborare una progettualità individuale che riguarda il proprio futuro.
In
questa maniera il messaggio viene indirizzato in maniera specifica al target evidenziato.
Il
progetto
Quasi come in un business plan
vengono rappresentati gli elementi e le varie fasi del progetto: il capitale da
investire, le attività in previsione , la produzione, il
piano di realizzazione.
Il desiderio e il sogno
La
nuvoletta, in cui sono inseriti gli elementi del progetto, ne indica la caratteristica:
il sogno. Nel percorso progettuale /onirico,
il desiderio è il punto di arrivo : la bella
casa che rappresenta il conseguimento del prestigio oltre che economico,
sociale.
La realtà
La
ragazzina viene raffigurata mentre compie il gesto dell’inchino , che porta
inesorabilmente alla distruzione,crudele ed irrecuperabile, del progetto -
sogno - desiderio.
4. Conclusioni
Prima
di esporre una breve sintesi delle conclusioni alle quali è giunto il gruppo,intendo
aprire una parentesi personale.
“La
ricottina di Matilde”, della quale ho conservato un ricordo perenne perché fin
dalla prima lettura, in quarta elementare,sono stata colpita dal messaggio, per
me negativo, che veicolava, ha per lungo tempo bloccato i miei sogni - desideri
di espansione e di crescita. Per lungo tempo nel mio immaginario anche da
adulta, ritornava la ricottina e la sua fine miserrima quando intraprendevo nuove iniziative o davo
spazio alla creatività. Tuttavia ad un certo punto ha prevalso l’energia positiva e la forza delle realizzazioni che hanno
origine nello spazio privilegiato del sogno-desiderio, come in una sorta di
reazione liberatoria.
Il gruppo ha rilevato:
- · che la favola veicola messaggi di tipo
“bloccante” per le donne ed ha origine in un’epoca in cui le donne iniziavano a
far valere i propri diritti in favore di nuovi
ruoli da vivere oltre la madre/moglie
- · i moniti alla fine del racconto non danno spazio a possibilità di recupero o
cambiamento, e lasciano la malcapitata da sola con le sue angosce, colpevole di
aver sognato e desiderato
- · il
messaggio poteva essere ridefinito in maniera positiva, dando alle donne la
possibilità di essere più accorte e di non lasciarsi trasportare dal sogno
tanto da annullare totalmente la ragione.
- · il punto di incontro fra la razionalità maschile
e la capacità immaginativa femminile, è una terza via, dove entrambi si possano
appropriare degli strumenti idonei a realizzare una sintesi, che apre alla
vera parità ed alla condivisione dei
ruoli.
------------------------------------------------------------------------------------
Bibliografia
-
Mead G.H., Mente,
sé e società, Giunti, 1934
-
Gianini Belotti E, Dalla parte delle bambine, Feltrinelli,1973
-
Biemmi
I.,Educazione sessista.
Stereotipi di genere nei libri delle elementari, Ed. Rosenberg
& Sellier, Torino 2010
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