Il contatto è privo di quella
sinestesia che lo accompagna d’estate, quando tutti sensi , in un mix
piacevole, ci fanno cogliere la sua presenza: odore, calore , la sabbia che
massaggia i piedi, le sue acque sempre più fresche rispetto alla gradazione a
lui esterna, sapore salmastro sulle labbra e la pelle.
D’inverno il contatto riempie i
vuoti della sua assenza , come per un bimbo che
ha lasciato il grembo materno e lo ritrova ad occhi chiusi, annaspando
fra sensazioni indelebili , che le distanze ed il tempo non potranno mai
cancellare.
Mi piace veder riaffiorare i ricordi, anche quando la tramontana d’inverno spazza via gli odori di memorie estive vicine o lontane nel tempo ( dai falò dei migliori anni ai castelli di sabbia di manine creative, spettacoli di bellezza per amore materno, a quant’altro appartiene a scrigni segreti…)
Per noi marinai di terra, l’assenza del mare per lontananza fisica e geografica determina non solo nostalgia, ma sgomento e bisogno del ritorno. Anche d’inverno, appunto, chi fa rientro se pur breve nella terra nostra ripercorre il sentiero che lo porta verso l’amato per coglierne l’essenza e portarla con sé dovunque vada.
Ha resistito, il mare nostrum, alle invasioni sanguinarie dei Saraceni, al senso del possesso degli Svevi Angioini, all’arroganza borbonica ed alle vicissitudini legate alla forza bellica mondiale .
Oggi resiste alla plastica, all’inquinamento industriale, al degrado ambientale delle sue coste, provocato un po’ per incuria un po’ per disamore da chi ha la forza del potere ma non delle azioni.
E noi aspettiamo, noi marinai di
terra, sperando che non giunga un altro lockdown ad imprigionare le nostre
anime in lontananze sofferte dal nostro
amato mare.
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