Vien
da chiedersi:dove siamo? Cosa stiamo facendo ( a che pro?) Dove stiamo andando?
Se è vero che...”
Chi vuol essere lieto, sia : Del doman non v’è certezza”(Versi scritti nella seconda metà
del ‘400 da Lorenzo de’ Medici )
È pur vero che appare
impossibile allietarsi in un clima di
difficoltà spesso insormontabili per una vasta fetta della popolazione italiana
e mondiale.
Questa cosmica insoddisfazione è aggravata proprio dall’incertezza diffusa in ogni settore della sfera pubblica e
privata. Forse mai come in questa fase storica la sfera pubblica
( politica,
economica, sociale) è apparsa strettamente connessa a quella privata (
personale, psicologica).
Sono mutati i canoni
interpretativi, le persone sono molto più consapevoli che in passato degli effetti che la storia ( il modello vigente nel contesto
di riferimento) ha sulla propria dimensione umana , psicologica, sia in relazione
ai bisogni materiali che alla dimensione spirituale ( psichica ).
Ecco che le emozioni sono rimosse o controllate, molti sono costretti a vivere
in uno stato di anestesia psichica ed emozionale per non cadere nel baratro di una depressione.
In questi momenti, quando
ad esempio il lavoro viene a cessare o rappresenta una meta
difficilmente raggiungibile, essere lieti
come il nostro Lorenzo de’ Medici auspica è non solo impossibile, ma da stolti; se aggiungiamo l’invito
oraziano a cogliere l’attimo ( il carpe diem ) restiamo ancor più perplessi:
qual è dunque (o se esiste) una via da
seguire per mantenere uno stato di benessere psicologico se pur di livello parziale o sufficientemente adeguato per mantenere uno stato di salute
psichica?
L’unica ottica possibile è quella del cambiamento, accettare la
precarietà del momento significa sentire di vivere un importante momento che
può essere significativamente trasformativo.
Le genti , i popoli, non hanno fatto solo guerre ma percorsi alla ricerca di nuove verità
superando i facili dogmi e le credenze che fino ad allora avevano accettato,
dunque si sono mossi alla ricerca della terra promessa; le migrazioni dei popoli da sempre hanno
posseduto in primo luogo la forza e
l’impeto di una volontà trasformativa, che genera il nuovo lasciando alle spalle
ciò che paralizza chi si volta indietro a guardare ( Lot fuggì con la moglie e le figlie; ma durante
la fuga sua moglie, per aver contravvenuto all'ordine di non voltarsi a
guardare, fu tramutata in una statua di sale (Genesi 19,1-26).
Facciamo silenzio, lontani dagli influssi mediatici che
annientano con l’oscurantismo la nostra possibilità e capacità tipicamente e meravigliosamente umana,di
cambiare, trasformare le distruzioni in nuova vita…l’essere umano è da sempre attore privilegiato e protagonista del cambiamento per sé stesso e per gli
altri.
Che rotola si rialza
Sorride dell’essere
in un giocoso divenire (anonimo)
Brindisi,26/10/2012 Iacopina Mariolo
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