Non amo le commemorazioni o le giornate in onore di qualcuno o qualcosa, come è d’uso da
qualche tempo nel mondo multimediatico.
Così
si susseguono nel calendario ( e a volte
si sovrappongono ) ricorrenze di vario tipo, ognuna ispirata ad un tema , un
contenuto diverso e specifico a cui è possibile aderire anche solo entrando nel circuito dei like e degli emoticon con corredo di cuoricini.
Eccone
alcune ( oltre quelle storicamente note e di carattere morale e di reale valore commemorativo) tratte da wikipedia e caratterizzate da una unicità che corre il
rischio di divenire stupidità:
Prima
domenica di maggio Giornata mondiale della risata
- 13 agosto Giornata internazionale dei mancini
- 6 luglio Giornata
mondiale del bacio - 2 ottobre
- Giornata
degli angeli custodi ….e così via, fra
la giornata dell’igiene delle mani e
quella internazionale del “vattela a pesca”. Vi assicuro che l’elenco è lunghissimo e vario e
se si dovessero onorare tutte le ricorrenze
trascorreremmo il nostro tempo nei
relativi festeggiamenti e rituali.In questo clima il 25 novembre cade la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Da destra e sinistra, (se di correnti politiche si può ancora parlare) le adesioni con eventi, manifestazioni culturali o ludiche, tavole rotonde, proiezioni di film in tema, ma con quale risultato?
E’ pur vero che l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione e creare punti di discussione e crescita comunitaria può essere raggiunto con iniziative che pongano il focus sul problema, ma questo tipo di interventi non è mai stato strategico al fine di un cambiamento reale ed auspicato.
Dietro gli emoticon, le frasi ad effetto da condividere sui network, i selfie ed i blablabla di convegni e seminari di una giornata commemorativa, c’è il lavoro costante, attento, delicato e ricco di professionalità degli operatori che contrastano la violenza in prima linea nelle strutture di confine fra il mondo che maltratta , quello che giudica e quello che appartiene sempre e solo a loro, le donne vittime di violenza.
C’è un mondo che non si mostra e non mostra la sofferenza ed il dolore ma impegno e costanza risolutivi di piccole ma grandi situazioni, interventi di recupero insperati, terapie per dolori di lunga data e durata.
Nell’epoca
del post femminismo ci sono ancora donne che tessono trame di condivisione e
aiuto opposte alla divisione che distrugge, che in solidarietà , fra sorelle costruiscono legami per
delineare un mondo migliore.
Occorrono
interventi di prevenzione della violenza a largo raggio, calibrati nel tempo in
obiettivi di prevenzione primaria e secondaria ove la violenza ha già posto le
sue radici. Ma non andiamo alla ricerca di fondi o di finanziamenti in un
momento in cui la precarietà socio economica
è evidente e di difficile cura nel qui ed ora; non cerchiamo o creiamo
progetti che prevedano dispendio di denaro o surplus di compensi per chi li
detiene ( come fin qui è spesso accaduto negli interventi di enti pubblici o
del terzo settore, l’area che si occupa
degli interventi sociali educativi e di recupero).
Che
i dirigenti scolastici si occupino della sensibilizzazione e preparazione dei
docenti per diffondere e seminare la cultura della non violenza da educatori quali in realtà sono.
Che
le forze dell’ordine acquistino la giusta sensibilità per penetrare le
situazioni difficili ed a rischio al fine di evitare i gesti irreparabili della violenza sulle donne e non
come spesso accade intervenire magari sulla scia della legge antistalking per trarne clamore mediatico o protagonismo: spesso per ogni
situazione non compresa o lasciata al margine per scarsa considerazione, c’è
una donna vittima della violenza estrema.
Noi
donne, oggetto dell’interesse in questa giornata, auspichiamo che possa sorgere
in primis in noi, nei nostri gesti e
comportamenti, l’unico intento possibile , cioè quello della prevenzione,
volgendo lo sguardo all’uomo, nostro compagno da sempre contrastando la violenza non solo di genere, ma IN GENERE!
Brindisi, 24/11/2015
Iacopina Maiolo
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